Sono sempre più i giovani con la valigia in mano, pronti a lasciare il Ticino

Il report Un fenomeno che sta caratterizzando (e preoccupando) il Ticino. Si va in altri cantoni per gli stipendi più alti e per le scuole ritenute migliori

Giovani sì, ma (sempre più di frequente) con la valigia in mano. È questo l’identikit di ragazzi e ragazze che nel Cantone di confine guardano sempre più spesso a nord del Gottardo in alternativa all’estero.

In particolare, un’indagine federale ha messo in evidenza un aspetto di rilievo e cioè quasi un ragazzo su due (47%) ha manifestato in Ticino la chiara volontà di trasferirsi in un altro Cantone. Insomma, preparati a lasciare il proprio territorio per andare a cercare fortuna (o nuove opportunità) presso altri territori.

Su questa decisione incide in primis la diversità del mercato del lavoro, che si manifesta anche in termini di stipendi. Un altro distinguo nel raffronto tra il Ticino e i Cantoni a nord del Gottardo è dato dal fatto che “in Ticino il numero di istituti di istruzione superiore è limitato rispetto ad altre proposte su base federale”.

Le lingue

Peraltro la maggioranza dei giovani ritiene che la padronanza delle lingue e l’aver portato a termine esperienze al di fuori dei confini cantonali rappresentino un (potenziale) vantaggio nel mondo del lavoro.

Un altro elemento a sostegno dell’esodo soprattutto verso i Cantoni a nord del Gottardo è dato dallo stipendio, decisamente più elevato - a parità di condizioni - rispetto a quello ticinese.

La Rsi - accendendo i riflettori su questo dibattuto tema - ha parlato di “fuga di cervelli” in continuo aumento, dato che quasi la metà dei giovani ticinesi tra i 18 e i 30 anni di età si è detta pronta a lasciare il Cantone per emigrare Oltralpe o in alternativa in un Paese estero.

Il sondaggio

A supporto di questa tesi, la Rsi ha citato un sondaggio inedito dal titolo “Ticino o Oltralpe?”, redatto dall’Osservatorio della vita politica regionale dell’Università di Losanna e condotto su un campione di quasi 1550 residenti (di tutte le età), ha rivelato come almeno quattro ticinesi su dieci vedano “poche prospettive nell’economia del Cantone”.

«Le ragioni che spingono molti a partire non sono però unicamente di natura economica, ma anche la percezione di una mancanza di spazi d’aggregazione che parrebbero invece maggiormente presenti in altre realtà urbane», l’ulteriore sottolineatura contenuta nel dettagliato reportage della Rsi. Il tema degli stipendi è sicuramente in cima alle motivazioni che spendono sempre più giovani ticinesi a cercare fortuna oltre Gottardo, spalancando inevitabilmente posti di lavoro a ragazzi - formati - in arrivo dalla vicina Italia, a cominciare dalle province di confine.

Ad oggi lo stipendio medio svizzero resta tra i più alti in Europa (e non solo), come peraltro abbiamo certificato nel precedente numero di Frontiera.

Nel 2021 - ultima rilevazione disponibile - il salario (medio) si attestava a livello federale a 60 mila franchi. Ciò non toglie che su questo dato sicuramente rilevante pesano alcune importanti incognite, come il costo della vita e l’inflazione, che nel Cantone di confine ha raggiunto livelli difficilmente eguagliabili su base cantonale.

Motivi questi che fanno pendere l’ago della bilancia verso i Cantoni a nord del Gottardo. Basti pensare che un docente scolastico se a Ginevra guadagna annualmente 97 mila franchi in Ticino a parità di grado lo stipendio è pari a 66 mila franchi.

Entro i confini

Da qui la decisione di emigrare pur rimanendo dentro i confini federali. Decisione per la quale, anzitutto per ragioni anagrafiche, i giovani sembrano propendere con sempre maggiore determinazione. Se si tratti di una necessità o di opportunità è il dilemma attorno al quale si stanno sovrapponendo le valutazioni della classe politica cantonale. C’è chi, da un lato, ritiene che il territorio finisca inevitabilmente per andare verso un impoverimento culturale e professionale. E c’è chi, dall’altra parte, ritiene che si tratti invece di una opportunità per gli stessi ragazzi, che hanno la possibilità - in caso di ritorno - di offrire potenzialità ulteriori al proprio territorio.

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