Ticino, la testa tra le nuvole : «Agno aeroporto strategico»

Intervista Lo scalo di Lugano è uno dei preferiti dai turisti a cinque stelle del nostro lago. E un asset decisivo per il Cantone. Analisi della situazione attuale e prospettive di rilancio con Filippo Lombardi, titolare dello Sviluppo territoriale

«Negli ultimi tre anni siamo riusciti a riportare l’aeroporto in attivo». La lunga chiacchierata con Filippo Lombardi - Municipale a Lugano (è titolare del Dicastero dello Sviluppo territoriale, cui fanno capo Energia, Ambiente e Mobilità) e politico dalla comprovata esperienza - prende le mosse da qui. E prima di entrare nel merito delle vicissitudini dello scalo aeroportuale di Lugano-Agno va rimarcata l’importanza che tale scalo continua ad avere per il turismo “a cinque stelle” del nostro lago.

Perché in un mondo dove comodità e comfort sono tutto, sicuramente Agno riveste un ruolo molto più baricentrico per chi deve raggiungere hotel e ville di pregio del nostro lago. E così quello su passato, presente e futuro dello scalo luganese è un discorso che un po’ riguarda anche il nostro territorio.

Dunque la situazione economica è decisamente migliorata nell’ultimo triennio?

«Oggi l’aeroporto può contare su un piccolo utile, grazie al fatto di non avere più i voli di linea. Gli altri asset come i voli privati, la scuola volo o la manutenzione degli aerei portano reddito senza comportare gli stessi costi dei voli di linea. Ciò non toglie che la nostra priorità è sempre stata quella di recuperare i voli di linea che abbiamo perso, a cominciare da un volo per noi strategico come il Lugano-Ginevra. Con una puntualizzazione importante».

Quale?

«Non è compito dell’aeroporto o della città di Lugano gestire una compagnia aerea o una linea come quella citata poc’anzi. E’ un compito che spetta ai privati. E i privati sanno che le nostre porte sono aperte, a fronte di progetti seri. Il nostro può essere un supporto a tutto tondo a un’iniziativa privata, ma non possiamo certo sovvenzionare in prima persona una linea».

Dunque manca l’asset dei voli di linea per riportare in equilibrio, anche in termini di offerta, la situazione dell’aeroporto di Agno?

«L’obiettivo non è ancora pienamente raggiunto. Rispondo così alla domanda. La Città ha ripreso tre anni fa la gestione dell’aeroporto dalla società Lugano Airport Sa - la Lasa - che faceva riferimento a Città e Cantone. Da quel momento i voli di linea non ci sono più stati. Il nostro obiettivo è ripristinarli. E - lo dico senza alcun indugio - non siamo contenti di non esserci ancora riusciti, anche se pandemia e (annessa) crisi del settore aereo hanno pesato su queste dinamiche».

I conti in ordine rappresentano comunque un primo importante passo.

«Sotto il profilo economico c’è grande soddisfazione in virtù anche di un aumento importante del traffico business e con questo siamo riusciti a raddrizzare e riportare in attivo, come anticipato, il bilancio per il terzo anno consecutivo. Nel segmento dei voli privati, ragioniamo nell’ordine dei diecimila passeggeri all’anno. Un solo volo di linea su uno scalo regionale come il nostro di passeggeri ne trasporta tra i cinquanta ed i settanta mila all’anno.

Stiamo parlando dunque di un quinto dei passeggeri rispetto ad un unico volo di linea. Il vantaggio è che stiamo parlando di una clientela di alta gamma, disposta a pagare per atterrare a Lugano e per usufruire dei servizi annessi, dalla manutenzione ai rifornimenti o anche semplicemente per lasciare in sosta per un certo periodo il proprio jet privato».

Una domanda di carattere generale e politico. La Città di Lugano continua a credere nel proprio aeroporto? (“Lugano continuerà a credere sempre e comunque nel suo aeroporto era una delle frasi simbolo del compianto sindaco Marco Borradori, ndr)

Con Marco Borradori abbiamo combattuto diverse “battaglie” tenendo questa frase come filo conduttore. Sono stato il suo ultimo vicepresidente, quando Borradori era presidente del Consiglio di amministrazione della società “Lasa”. Lugano deve e continuerà a credere nel proprio aeroporto. Si tratta di un asset strategico per la Città e come tale continuerò e continueremo a difenderlo in Consiglio comunale».

A proposito di Consiglio comunale, l’argomento “aeroporto” ha tenuto e continua a tenere banco con cadenza regolare. Segno dell’importanza che lo scalo ha per la vostra (ricca) cittadina?

«C’è stata una fase in cui i venti, anche in Consiglio comunale, sono stati molto tempestosi, a causa dei passivi accumulati negli anni precedenti il 2020. Venti di tempesta che si sono in larga parte rasserenati ora che la gestione dell’aeroporto non è più in perdita. Nel contempo è ancora in essere un discorso a lungo termine, inerenti i finanziamenti da reperire e attivare nel medio-lungo termine. Il baricentro del ragionamento si sposta dunque dalla gestione corrente, ma riguarda investimenti forti che magari risulterà difficile far passare in ambito politico e che - questa la rotta tracciata (per rimanere in tema) - andranno trovati attraverso un partenariato pubblico-privato».

Anche alle nostre latitudini - interessate, lo ripetiamo, allo scalo di Lugano-Agno per il turismo d’alta gamma - sono giunti gli echi di investimenti e iniziative da porre in essere per il futuro. Quali sono le principali idee in cantiere?

«Detto che non esiste un progetto a breve termine per l’allungamento della pista - per cui subentrano altri fattori, anche di natura urbanistica -, ci sono sicuramente discorsi molto interessanti in essere».

Prima di elencarli, un’altra domanda di carattere generale. Quanti posti di lavoro assicura l’aeroporto?

«Direttamente l’aeroporto garantisce venticinque posti di lavoro. Poi c’è tutto l’indotto, dalle manutenzioni a chi lavora direttamente a contatto con lo scalo. Ragioniamo attorno ai duecento lavoratori. A questo dato si aggiunge poi quello prodotto dall’indotto “indiretto”. Mi riferisco alle società che portano o trasferiscono la loro sede in zona proprio per la vicinanza allo scalo aeroportuale».

Uno scalo che ha rilevanza anche in chiave transfrontaliera?

«Assolutamente sì. Aggiungo un’ulteriore riflessione rispetto a questa domanda. Un tempo c’era anche chi si era immaginato di creare un sistema “circolare” per il trasporto in elicottero che unisse Agno a Linate, Malpensa e Orio al Serio. Si tratta di un buon proposito che ancora non ha trovato degna concretizzazione. Per quanto concerne il fatto che una parte dell’utenza della vostra zona di frontiera faccia capo al nostro scalo, ne siamo ben lieti ed è anche un dato utile per le nostre dinamiche, inclusa quella legata alla riattivazione di un volo di linea. Il tutto ricordando che dopo l’inaugurazione di Alptransit in taluni casi la ferrovia risulta oggi il collegamento più gettonato. Ciò non toglie che Malpensa - ad esempio - e la compagnia che vola da Malpensa a Zurigo ha comunque interesse a canalizzare questo tipo di clientela dentro un circuito aeroportuale, nonostante la concorrenza della ferrovia. Da noi per contro funzionano ancora bene i voli charter estivi con destinazione Isola d’Elba e Sardegna».

Tornando ai lavori. Quali sono quelli più impellenti?

«Qui entra in gioco la politica, che deve mantenere in esercizio quello che stiamo portando avanti in questa fase, senza gravare sulle finanze cantonali, concordando nel contempo i nuovi investimenti con l’autorità federale preposta, possibilmente entro l’anno. Nel contempo, bisognerà perseguire l’obiettivo di realizzare - e qui vengono alle opere - un sistema di avvicinamento satellitare, che sostituirà l’attuale sistema strumentale nonché ridefinire quali spazi dovranno essere destinati - nella nuova “scheda” - quali terminal, hangar e uffici. Il tutto cercando il coinvolgimento dei privati».

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