«Il futuro delle imprese è nel fattore innovazione»

Stefano Poliani, imprenditore e consigliere di Confindustria Como, al vertice del Digital Innovation Hub Lombardia. «In questa fase la priorità è consentire alle aziende di accedere alle risorse del Pnrr per la transizione digitale»

L’innovazione è, oggi più che mai, alla base dello sviluppo di ogni impresa e rappresenta un elemento di crescita imprescindibile in un momento storico caratterizzato dalla transizione digitale e in cui si iniziano ad intravedere le potenzialità dell’intelligenza artificiale. Ecco perché, spiega Stefano Poliani, imprenditore, consigliere di Confindustria Como, vicepresidente di ComoNext e, dallo scorso aprile, presidente del Digital Innovation Hub Lombardia, è importante per le imprese accedere a tutti gli strumenti a disposizione.

Presidente Poliani, come nascono i Digital Innovation Hub regionali e come si svolge la loro attività? Qual è la potenziale connessione con il sistema produttivo?

I Dih nascono con il piano Industria 4.0 ed hanno il compito di stimolare e promuovere la domanda di innovazione del sistema produttivo, rafforzare il livello di conoscenze rispetto alle opportunità offerte dalla digitalizzazione e fornire il supporto necessario per raggiungere gli obiettivi. La forza di un Dih è quella di orientare le imprese per individuare i servizi necessari nell’ecosistema dell’innovazione, avvalendosi di un network di attori dell’innovazione, nazionali ed europei. I bisogni delle imprese sono molteplici e gli interlocutori numerosi: penso alla pubblica amministrazione, ma anche ad università, Its, centri di ricerca, Competence Center e altre imprese; le aziende si trovano quindi in un ecosistema complesso e i Dih devono indirizzarle per favorire l’innovazione e quindi lo sviluppo. Devo sottolineare come la Lombardia sia all’avanguardia da questo punto di vista, con numerosi casi di successo. Il nostro territorio ha un’ulteriore ricchezza determinata dalla presenza di ComoNext, fondamentale proprio per il dialogo tra le imprese, specialmente quelle più piccole, e gli attori che possono favorirne l’innovazione. Il Dih intende quindi essere una guida, in primo luogo attraverso la diffusione di una cultura dell’innovazione e poi con gli assessment, ossia test che fotografano in modo preciso e mirato la maturità digitale delle organizzazioni. A questa attività fa seguito la fase di follow-up in cui il Dih ha l’ambizione di accompagnare le imprese per attuare le differenti soluzioni individuate come risposta ai bisogni iniziali. Tutto questo avviene grazie alle territoriali di Confindustria che rappresentano le antenne nelle singole province in grado di cogliere le esigenze e di affiancare nel cammino per trovare le soluzioni.

Le nostre imprese, grazie al piano Industria 4.0, hanno fatto passi avanti importanti sul fronte dell’innovazione?

Credo di sì e credo che i Dih abbiamo dato un contributo prezioso negli ultimi anni. Il problema italiano infatti, come è noto, risiede nella dimensione delle imprese, spesso troppo piccole per poter effettivamente attuare una efficace politica di innovazione. Il Digital Innovation Hub va incontro proprio alle esigenze delle aziende di dimensione minore. Inoltre, indubbiamente la pandemia ed i suoi effetti hanno accelerato alcuni processi già in corso. Ecco perché, a differenza di quanto avvenuto in passato, negli ultimi anni gli investimenti italiani in innovazione sono cresciuti di più rispetto a quelli tedeschi. In questo contesto, Como ha certamente una marcia in più perché, grazie al ruolo di ComoNext, abbiamo individuato un percorso per consentire anche ai più piccoli di accedere a temi complessi, che spesso richiedono un cambiamento a livello culturale. Prendiamo il tema del metaverso, di cui si parla molto e che certamente può rappresentare un’opportunità importante per le aziende: il Dih ha il compito di far conoscere le potenzialità e consentire alle imprese un accesso privilegiato e facilitato, sempre attraverso il lavoro delle territoriali di Confindustria.

Lei è diventato presidente del Digital Innovation Hub lombardo da pochi mesi. Quali sono i suoi obiettivi?

In questa fase storica, poiché molti fondi destinati all’innovazione sono legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’obiettivo primario è consentire alle nostre imprese di accedere a queste risorse che impatteranno in modo importante. Anche grazie ad una comunicazione assidua, quindi, il mio compito sarà quello di far conoscere l’esistenza di opportunità rilevanti per le aziende. A volte sento parlare di un ridimensionamento dei fondi del Pnrr: sono certamente d’accordo nell’evitare di indebitarsi per obiettivi in realtà non prioritari, ma voglio sottolineare che oggi sarebbe un peccato capitale non investire in innovazione. Inoltre, il mio impegno per il prossimo triennio è seguire le linee tracciate finora, continuando a creare sinergie e collaborazione con gli enti che compongono l’ecosistema dell’innovazione digitale con l’obiettivo di far incontrare sempre di più i bisogni delle aziende con l’offerta fornita dagli altri attori.

Dalla fondazione ad oggi, quali sono stati gli obiettivi raggiunti dal Dih lombardo?

Dall’inizio dell’attività sono state oltre 10mila le aziende incontrate, più di 500 le road map di maturità digitale elaborate per guidare la trasformazione digitale delle aziende, 120 aziende accompagnate ai Competence center. Inoltre, sono stati attivati progetti di politiche attive virtuosi che hanno permesso di mettere a disposizione l’esperienza di manager a piccole e medie imprese del territorio lombardo. Grazie al contributo di Regione Lombardia, è stato anche realizzato il progetto #LombardiaDigital&AI che ha portato alla pubblicazione del report Digital&A, uno studio sulla maturità delle aziende lombarde e sulla loro capacità di adottare soluzioni di intelligenza artificiale.

Ha voluto evidenziare la necessità di un cambiamento culturale per implementare in azienda politiche di innovazione efficaci. A suo parere, gli imprenditori lombardi e comaschi hanno già realizzato questo mutamento? Hanno piena consapevolezza di quanto l’innovazione tecnologica possa essere uno strumento di formidabile potenzialità?

I dati ci dicono che le imprese lombarde, in grande maggioranza, hanno almeno preso consapevolezza dei cambiamenti legati all’innovazione e degli ambiti su cui lavorare, e questo è certamente un dato di fatto. Poi ci sono i numeri che evidenziano l’incremento degli investimenti in tecnologia e nella formazione dei manager. Certo, a volte la dimensione aziendale rappresenta per noi un freno, ma il nostro tessuto industriale è molto forte e si basa sulla realizzazione di prodotti di eccellenza. Inoltre, specialmente dopo la pandemia, le aziende più piccole si sono dimostrate anche più veloci nel cogliere le opportunità di cambiamento e questo ha certamente favorito la crescita di investimenti innovativi: una struttura più snella, se adeguatamente guidata, può raggiungere il risultato prima di un’organizzazione complessa.

In che modo avviene la collaborazione tra ComoNext ed il Digital Innovation Hub lombardo?

ComoNext è certamente una delle antenne più importanti che abbiamo sul territorio. Nello stesso tempo, rappresenta spesso anche la soluzione alle esigenze delle imprese, anche perché il modello di sviluppo si basa sulla condivisione delle esperienze e delle idee. ComoNext può quindi essere il luogo in cui l‘azienda trova la soluzione alle proprie carenze e la risposta alle proprie domande.

© RIPRODUZIONE RISERVATA