Nautica, le tre grandi sfide: resilienza, innovazione e AI

Il settore chiede alle istituzioni meno burocrazia, norme più favorevoli e investimenti nella formazione. «Il Salone di Genova è la migliore vetrina e la sede di confronto per la competitività della nostra filiera»

Il Salone Nautico Internazionale è il cuore pulsante del nostro lavoro. Non è solo un evento fieristico, un unicum per completezza di gamma rappresentata, affaccio diretto sul mare e possibilità di prove in mare, ma il momento di analisi dei dati, programmazione, confronto con le istituzioni per tutto il settore. Per Confindustria Nautica è un impegno corale che dura tutto l’anno, perché l’evento nasce dalle imprese e per le imprese».

Lo afferma Marina Stella, direttore generale di Confindustria Nautica, alla vigilia della 65ª edizione del Salone Nautico Internazionale che con oltre 1.000 barche, 23 nuovi cantieri e 45 Paesi rappresentati, «riafferma Genova come piattaforma strategica mondiale. La nostra struttura – sottolinea Stella - si misura con un compito doppio: garantire la migliore esposizione di prodotto e, al tempo stesso, accompagnare il confronto con istituzioni nazionali ed europee, finanza e mondo accademico sui grandi temi che riguardano la competitività della filiera».

Come stanno reagendo le aziende del settore considerando le tensioni geopolitiche che impattano sull’economia generale?

Viviamo una fase di normalizzazione dopo dieci anni di crescita sostenuta. Il mercato globale nel 2023 ha registrato un -5%, con la fascia premium e i grandi yacht che hanno continuato a crescere tra +5 e +10%. Le nostre aziende hanno dimostrato una straordinaria resilienza: hanno diversificato mercati, reinvestito utili in innovazione e mantenuto il posizionamento alto di gamma che ci garantisce leadership. Non è la prima volta che il comparto affronta fasi difficili: il Salone stesso, nei momenti più complessi,dalla crisi finanziaria all’emergenza sanitaria, ha svolto un ruolo anticiclico, non ha mai tradito le aspettative delle imprese e ha consolidato autorevolezza a livello internazionale.

Qual è la tendenza agli investimenti in innovazione?

L’innovazione è la cifra distintiva della nautica italiana, non a caso leader mondiale assoluta. Si lavora su più fronti: carene più efficienti, riduzione dei consumi, nuovi materiali leggeri, sistemi digitali avanzati di monitoraggio, riciclo di materiali e, infine, motori evoluti in chiave ambientale. Oggi vediamo anche cantieri impegnati su propulsioni alternative come metanolo e idrogeno, mentre la componentistica continua a rappresentare un’eccellenza mondiale. Sul tema innovazione, c’è grande attesa per la sesta edizione del Design Innovation Award, il riconoscimento promosso da Confindustria Nautica e dal Salone Nautico Internazionale che celebra ricerca, eccellenza e innovazione nel settore. Divenuto in pochi anni un punto di riferimento internazionale, il premio vede quest’anno la presidenza della giuria internazionale affidata a Walter De Silva, tra i più grandi maestri del design, vincitore del Compasso d’Oro e ambasciatore dell’eccellenza italiana nel mondo.

Quanto spazio trova nella nautica l’applicazione di AI?

L’intelligenza artificiale è già una realtà. In fase progettuale consente simulazioni e ottimizzazioni che riducono tempi e costi. A bordo si traduce in domotica integrata, sistemi di sicurezza e gestione energetica. Per la filiera significa anche manutenzione predittiva, che migliora l’efficienza anche in termini di impatto ambientale. Non sarà un cambiamento immediato, ma è un fronte che aprirà scenari interessanti sia per i grandi yacht sia per la piccola industria nautica, con applicazioni più accessibili e utili a migliorare l’esperienza in mare.

Quali sono le problematiche del settore e in che modo l’associazione se ne fa carico nel dialogo con le istituzioni?

Le principali criticità sono normative e fiscali, ma anche i tempi di risposta delle amministrazioni alle esigenze di un comparto che si confronta con il mondo. I controlli reiterati e non coordinati sulle imprese del charter, che nel 2025 hanno raggiunto picchi mai visti senza un giustificato motivo, allontanano i turisti stranieri che non sono abituati ad essere tenuti fermi ore sotto il sole per accertamenti ripetuti. Il leasing nautico, che Malta e altri Paesi hanno ben difeso dalle incursioni della Commissione Ue, da noi è stato indebolito, con un danno che prima di tutto è dell’Erario (che incassava fino a 500 milioni di Iva che oggi finiscono all’estero) e poi delle imprese. Si aggiunge la carenza di manodopera specializzata. Confindustria Nautica lavora per dare risposte su tutti questi fronti: dal dialogo con il Governo per semplificazioni e strumenti di competitività, alla presenza in sede europea per incidere sulle normative internazionali, fino alla promozione della formazione tecnica e professionale. Il nostro compito è garantire che la nautica sia riconosciuta come industria strategica nazionale e fiore all’occhiello della Blue Economy.

Le aziende della nautica sono attrattive per i giovani?

Il nostro settore offre occupazione qualificata e ben retribuita, ma soffre la carenza di manodopera specializzata, come tutto il manifatturiero. Per questo abbiamo rafforzato la governance interna con un vicepresidente delegato alla formazione, avviato collaborazioni con Its, scuole e università, promosso percorsi di orientamento e iniziative dedicate agli studenti.

Quale aspettativa accompagna la 65ª edizione del Salone?

Il Salone Nautico Internazionale è un evento la cui forza, me lo faccia dire, è dovuta dall’essere un evento del Sistema Confindustria, nasce dalle imprese per le imprese. È un Salone completo che rappresenta tutta la filiera produttiva. È autorevole perché non ha mai tradito le aspettative delle imprese, nemmeno nei momenti più difficili, e si è conquistato un ruolo riconosciuto a livello internazionale. Quest’anno c’è molta attesa per un anniversario importante: la 65esima edizione che sarà baluardo a difesa del mercato e ancora più efficace nelle situazioni di difficile congiuntura.

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