«Salone del Mobile, c’è grande fiducia. Attesi buyer da Cina e Medio Oriente»

Giulia Molteni, Chief Marketing Officer del Gruppo Molteni alla vigilia dell’edizione numero 62 della rassegna. Cucina e bagno: «Le Biennali portano più visitatori». Novità in fiera: «Incentivare un pubblico di professionisti»

Fondato nel 1934, quest’anno il Gruppo Molteni festeggia i 90 anni di storia. La sede dell’azienda dell’arredo è sempre a Giussano dove Angelo Molteni iniziò la sua attività imprenditoriale. Oggi il Gruppo, sempre più globale e orientato al lifestyle, si avvale delle sinergie tra le aziende Molteni&C, UniFor e Citterio, ed è presente in oltre 100 paesi, con oltre 700 punti vendita e 100 Flagship Store. Giulia Molteni, Chief marketing Officer dell’azienda di famiglia, traccia le prospettive di crescita alla vigilia del Salone del Mobile.Milano.

Quali sono le aspettative per il prossimo appuntamento in Fiera Rho?

Ci aspettiamo che questa 62ª edizione del Salone susciti un interesse importante grazie anche al layout rinnovato, progettato da Lombardini22 per Eurocucina. In generale le biennali portano maggiore traffico in fiera: sono attesi quindi più visitatori e da un maggior numero di paesi. In particolare li aspettiamo dalla Cina, che ancora lo scorso anno era poco presente, e dal Medio Oriente, visto che siamo fuori da ogni festività religiosa. Si prevede una crescita di interesse in Arabia Saudita, ma anche in Kuwait, Dubai, Doha. Sono tutti mercati che si affacciano per la prima volta al design, ma con grande interesse.

Eppure il Salone quest’anno ha posto qualche limitazione, almeno per il costo dei biglietti, all’afflusso di pubblico: con quale obiettivo?

Sempre più in fiera si cerca un pubblico di qualità. È vero che ci sono tantissimi visitatori nell’arco della settimana, questo accade perché Milano detta i trend globali ma non tutti sono buyer, molti vengono in Salone a copiare le novità e a capire quali sono le tendenze, per replicarle. La Fiera è sempre molto visitata, ma le aziende espositrici non ne traggono contatti utili nella stessa proporzione. C’è ricerca di maggiore specificità dei visitatori e si investe più tempo e più giornate sul lavoro business-to-business con clienti e architetti, lasciando la domenica ai privati. La direzione presa dal Salone è quella di incentivare un pubblico di professionisti. Ben venga la democraticità del Salone con stand aperti e visitabili da tutti, ma poi le aziende devono concentrarsi sul business per crescere. Siamo ancora piccoli rispetto, per esempio, al settore della moda.

Gli ultimi due anni sono stati molto positivi per il settore, anche se si è poi visto un rallentamento: come si sta orientando oggi il mercato?

Il Gruppo Molteni ha registrato un fatturato complessivo di 480 milioni di euro nel 2023, che è stato l’anno migliore di sempre. Più del 70% è stato realizzato all’estero. Abbiamo 100 negozi monomarca nel mondo e si osserva una crescita nel retail e nel settore hospitality. In particolare aumentano le richieste per gli arredi di residence con piccoli appartamenti che vengono realizzati spesso accanto agli hotel con lo stesso brand e con la possibilità di usufruire degli stessi servizi. Si tratta di appartamenti privati con cucina e armadi, spesso acquistati per investimenti. È un fenomeno che si verifica poco in Italia ma per ora soprattutto all’estero: Usa, Uk, Cina, Corea.

È vero che veniamo da due anni particolarmente fortunati e adesso c’è stata, più che un rallentamento, una normalizzazione che ci aspettavamo. Siamo tornati sui livelli di crescita normali del settore. In più ci sono notevoli incertezze nei mercati e alcuni sono bloccati, mentre altri si aprono, ma è sempre successo e le aziende sono abituate a trovare altre strade nel mondo. Oggi ci sono emergenze che vanno gestite, si fanno piani anche a breve termine, a volte bisogna rapidamente chiudere un mercato e aprirne un altro.

Ora, rispetto alle prospettive di crescita, c’è ancora ampio margine?

Sì, c’è un grande interesse nel mondo. Sono stata in Australia, a Singapore, a Miami e ho osservato un’incredibile curiosità per il design italiano e per il mobile di qualità. Si tratta della scoperta da parte di un pubblico che già conosce il lusso di base, quello della moda per intenderci, e ora desidera il prodotto di design che riveste anche un valore e un contenuto culturale. Per comprenderlo e apprezzarlo bisogna possedere certe leve culturali, ma è un processo in atto. Sta maturando un gusto medio spiccatamente propenso verso il moderno che supera le barriere culturali del singolo paese. È un interesse che investe la fascia di giovani tra i 35 e i 45 anni che vuole ambienti contemporanei e che ricerca la qualità. In questo l’Italia non ha paragoni.

Il lusso è anche francese e il design anche nord europeo, non sono considerati possibili competitor?

I francesi non sanno realizzare i mobili, per fortuna, mentre gli scandinavi non hanno la struttura per costruire su larga scala un prodotto industriale. L’Italia in questo è al top e lo è anche grazie al Salone del Mobile che fa da cassa di risonanza. In tutto questo Milano si conferma trainante per l’alto di gamma nei confronti di clientela sempre più informata e attenta. In questo scenario la qualità si declina sempre più attraverso i principi della sostenibilità.

La sostenibilità si traduce anche in un aggravio di regole e burocrazia, con quale impatto per le imprese?

In Europa abbiamo normative che dettano un altissimo livello e che caratterizzano le produzioni di qualità. Questo livello di richiesta diventa poi lo standard di riferimento per tutto il mondo che ci segue. È già accaduto nel food. L’Europa detta delle regole che sono garanzia di qualità intesa in senso ampio, come sostenibilità e questo tema entra in modo preponderante nelle aziende. In Molteni abbiamo un dipartimento dedicato, redigiamo il bilancio di sostenibilità e ci stiamo preparando per affrontare la grande rivoluzione che sarà la tassa sullo smaltimento. Ci porterà a pensare ai prodotti in modo differente, fin dalla loro progettazione.

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