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Lunedì 26 Maggio 2025
Una strategia per la filiera Sostenibilità e innovazione
L’intervista Il presidente Claudio Feltrin sottolinea il valore del fare sistema in occasione degli 80 anni di FederlegnoArredo: «Sfida sulle materie prime: l’Italia ha un vasto patrimonio forestale, ma le norme non consentono di valorizzarlo»
FederlegnoArredo ha festeggiato gli ottant’anni dalla sua fondazione con tre giorni di eventi a Venezia. La storia della Federazione, dal dopoguerra a oggi, lascia in eredità una solida alleanza e il presidente Claudio Feltrin raccoglie il testimone, traccia le prospettive di sviluppo per il futuro e spiega come anticipare e gestire le prossime norme Ue.
Quali sono i principi fondativi della Federazione che conservano il loro valore ancora oggi?
Era il 1945 quando alcuni lungimiranti imprenditori diedero vita a FederlegnoArredo. L’anniversario di quest’anno celebra non soltanto l’evoluzione della filiera legno-arredo che rappresentiamo, ma anche un percorso di crescita, trasformazione e impegno collettivo al servizio del Paese e del suo sviluppo economico e sociale. I tre giorni a Venezia sono stati l’occasione per ribadire i valori fondanti che hanno guidato la Federazione dalla sua nascita, in un periodo post-bellico che ha lasciato il Paese in macerie ma che ha anche alimentato grandi speranze. Gli imprenditori hanno compreso allora che per superare una situazione eccezionalmente critica, ma anche ricca di opportunità, non si poteva agire singolarmente. Hanno intuito il valore di fare le cose assieme e di perseguire obiettivi comuni. Questo è un principio fondativo che, a distanza di ottant’anni, è ancora valido, irrinunciabile. Anche in questi tempi, che pur non avendo le stesse difficoltà di allora presentano complessità importanti, bisogna ribadire che la Federazione ci unisce sotto un unico ombrello e ci aiuta a superare le attuali difficoltà. Il sodalizio, in questi 80 anni, ha attraversato fasi di boom e di crisi e l’essere uniti ha sempre aiutato le imprese a superarle. Oggi l’Italia è tra le prime dieci economie del mondo, è stato un percorso indiscutibilmente positivo. L’unità degli imprenditori fondatori nel comprendere il valore del fare squadra è ancora un esempio: la capacità di stare insieme per obiettivi comuni è un principio attuale e si conferma la chiave per affrontare le complessità del presente e costruire un domani prospero e sostenibile.
Qual è l’obiettivo prioritario per il prossimo futuro della Federazione?
Portare le nostre aziende verso il futuro e rafforzare la filiera. Un progetto importante che abbiamo intrapreso e su cui si sta lavorando da un quadriennio è lo sviluppo secondo i principi di sostenibilità. Questo non significa semplicemente produrre con materiali riciclati e riciclabili, ma che ci sia un intero processo aziendale basato su questi concetti. Non è solo il prodotto finale, ma è come si fa impresa, come si fa industria e come ricadono gli impatti della produzione sul contesto in cui opera. È una responsabilità più ampia del prodotto stesso, perché coinvolge la società e il territorio in cui l’azienda è inserita e di cui si deve avere il massimo rispetto in quanto patrimonio da lasciare ai futuri gestori e consumatori.
Il settore ha una forte dipendenza dall’estero per le importazioni di materie prime: quali sono gli ostacoli a un utilizzo più efficiente del nostro patrimonio forestale?
L’Italia ha quasi il 40% del territorio coperto da foreste, un patrimonio che non abbiamo saputo utilizzare in modo opportuno. Acquistare legname all’estero è una strategia che può mettere in crisi la filiera, lo abbiamo visto con la guerra in Ucraina e il blocco delle importazioni dalla Russia. Ci siamo resi conto di quanto le nostre produzioni siano fragili e dipendenti. Per utilizzare il patrimonio che abbiamo e che potrebbe mitigare la dipendenza dall’estero serve una politica forestale. La legge forestale è stata finalmente emendata nel 2022. Però non basta una legge perché tutto funzioni, bisogna renderla operativa. La nuova legge riguarda tutto il territorio italiano, con vari enti competenti, demanio, regioni, province, privati, che hanno interessi e possibilità di investimento diversi. Le normative e le procedure attuali sono troppo stringenti, rendendo sostanzialmente impossibile lo sfruttamento del patrimonio boschivo italiano. Austria e Germania, nostri fornitori, lo utilizzano in maniera organizzata, tagliando alberi secondo regole precise che non impediscono il business e riescono a tenere le loro foreste curate e produttive.
A proposito di norme, dall’Unione europea è in arrivo il regolamento sulla responsabilità estesa del produttore, la Federazione come intende gestire la novità?
Abbiamo anticipato quelle che dovrebbero diventare normative obbligatorie in uno o due anni da parte dell’Europa. È stato costituito il Consorzio nazionale sistema arredo ed è stata avviata la fase di test per la gestione del fine vita dei mobili. L’iniziativa promossa da FederlegnoArredo si inserisce nel solco delle novità introdotte dal nuovo regolamento Espr sull’ecodesign dei prodotti.
All’ultimo Salone del mobile di Milano è stato siglato l’Accordo di programma con il ministero dell’Ambiente che dà il via a un periodo di test propedeutici a un futuro regime di responsabilità estesa del produttore per l’arredo. Le attività previste dall’accordo, frutto di un lungo lavoro di confronto tra le parti, mirano a rafforzare la conoscenza del destino attuale dei prodotti di arredo a fine vita per dare la possibilità al Mase di delineare un futuro regime Epr.
Le aziende produttrici e il ministero hanno definito un percorso in due fasi. La prima dedicata ad analisi a campione in quattro aree territoriali significative. La seconda sarà invece dedicata alla consultazione delle associazioni rappresentative a livello nazionale per consolidare, a livello nazionale, i dati raccolti e disegnare nuove strategie operative per il futuro. Abbiamo quindi agito in anticipo per non trovarci a doverci poi adeguare a normative difficili poi da modificare, come è accaduto con l’Eudr. Ci siamo quindi organizzati per poter proporre al legislatore europeo un modello sostenibile, non solo in termini di riciclo e riutilizzo, ma anche per la gestione dell’intero processo del prodotto finito che è molto più complesso.
Il regolamento Eudr richiede una mappatura precisa della catena di approvvigionamento, questo cosa comporterà per le aziende?
L’obiettivo principale di questo strumento è ridurre l’impatto dei consumi europei sulla deforestazione globale e il principio è condiviso dalle imprese, ma il regolamento è stato costruito a porte chiuse dalla Commissione europea e, alla prova dei fatti, è inattuabile, con costi altissimi e il rischio di forte per le imprese. Le grandi aziende forse possono sostenere gli investimenti necessari per rispondere alla norma, ma le piccole e medie aziende no, con un rischio di chiusura e perdita di competitività. Attraverso le richieste di modifiche e la collaborazione con altre federazioni e governi europei, siamo riusciti a spostare di un anno l’entrata in vigore della Eudr. Puntiamo a modificarla.
A Bruxelles, dopo il rinnovo del Parlamento europeo, si parla di semplificazione delle norme e di tempi più distesi per le loro applicazioni, ma il cambiamento effettivo è ancora da vedere. Ad oggi non cogliamo un cambio di indirizzo e la Eudr entrerà in vigore a fine anno. Siamo quindi alle prese con questa complessità di norme e di orientamenti politici.
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