Abita in Svizzera, viene a caccia a Valsolda: denunciato

Un uomo di 60 anni residente a Lugano è stato sorpreso dagli agenti della Polizia provinciale. Aveva un fucile ed aveva anche un cane

Valsolda

Tecnicamente il cacciatore ultrasessantenne residente in un popoloso quartiere di Lugano, con cane “da piuma” al seguito, era sprovvisto della Carta europea d’arma da fuoco. All’atto pratico la polizia provinciale guidata dal comandante Marco Testa ha certificato - con tanto di denuncia a corredo - l’ennesimo “sconfinamento” di un cacciatore ticinese sul nostro territorio, dopo i due già evidenziati nei giorni scorsi al Bisbino.

L’episodio è avvenuto in Valsolda nella località denominata Pian di Scagn. A raccontare l’accaduto, segnalando nel contempo la collaborazione con gli omologhi ticinesi quale importante nota di merito, è lo stesso comandante della polizia provinciale. «Questo tipo di interventi e questi obiettivi raggiunti nel giro di poche settimane per quanto riguarda i controlli legati agli sconfinamenti di cacciatori ticinesi sul nostro territorio rappresentano la conferma che tali reati vengono consumati con una certa leggerezza e noncuranza delle norme che peraltro hanno una valenza internazionale - la chiosa di Marco Testa - Noi interveniamo in applicazione della norma, ma anche perché in numerosi casi i cacciatori del nostro territorio segnalano segnalano - e non solo nelle ultime settimane - questo tipo di scorribande».

Il cacciatore luganese dovrà ora rispondere di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità per quanto riguarda l’importazione (in Italia) di armi comuni da sparo. Si tratta - per dirla con il comandante della polizia provinciale - «di un reato di un certo rilievo commesso nel contesto del controllo di un’ampia porzione di territorio che ricade lungo la linea di confine». Peraltro in quota si trovano esemplari di fauna alpina «che meritano una particolare attenzione e che dunque ampliano il novero di questo tipo di controlli».

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