Abusi del medico sulle pazienti, sconto di pena in Appello

Valsolda Da sei a cinque anni, dopo la prescrizione di due casi. Ora rimane la contestazione più recente, del 2017. Attesa per le motivazioni

In primo grado, davanti ai giudici del Collegio di Como, era stato condannato a 6 anni per tre capi di imputazione relativi a presunti abusi su altrettante pazienti della sua attività di medico di base. Altre tre contestazioni erano andate prescritte. Ora, in Appello, ulteriori due presunte molestie si sono prescritte, lasciando in piedi solo la contestazione più recente, risalente a fatti del 2017. Questo non ha comunque evitato al medico la condanna che è stata quantificata in cinque anni, con motivazioni che saranno depositate il mese prossimo. Solo allora si saprà se questa brutta vicenda di cronaca di allungherà fino alla Cassazione oppure no.

In attività per Ats e Asst

È questo l’esito dell’udienza che ha riguardato Stefano Pozzi, medico cinquantenne di Valsolda ancora in servizio negli ambulatori del distretto Medio Lario passati da poco da Ats Insubria ad Asst Lariana. L’imputato in tutti questi anni ha sempre negato ogni contestazione, difendendosi anche in aula nel corso del processo di primo grado chiedendo di parlare prima della camera di consiglio e sostenendo che quello che gli veniva contestato dalla Procura della Repubblica non erano violenze sessuali e nemmeno molestie o abusi, ma solo una attività diagnostica non compresa delle pazienti che evidentemente avevano equivocato.

Questa è sempre rimasta la tesi del medico, che non è però riuscito a convincere né il Collegio di Como di allora che l’aveva condannato a 6 anni per i tre episodi su altrettante pazienti, né i giudici di Milano che – nonostante un solo caso rimasto in piedi vista la prescrizione degli altri, alcuni risalenti a molti anni fa ma denunciati solo dopo l’esplosione della vicenda – hanno confermato la condanna seppur ridotta a 5 anni.

Pozzi secondo l’accusa - ricostruita in una inchiesta condotta dai carabinieri della compagnia di Menaggio e culminata il 17 agosto 2018 con gli arresti domiciliari del medico - avrebbe trasformato quelle che erano normalissime visite in ingiustificate (secondo la Procura) ispezioni ginecologiche. Cosa che tuttavia il medico nega. L’inchiesta era scattata dopo la denuncia presentata da una delle ultime pazienti, che si era presentata dai carabinieri di Porlezza per lamentare una serie di approfondimenti intimi ritenuti non necessari e del tutto ingiustificati.

La visita

La donna aveva raccontato agli investigatori di essersi sentita abusata e di aver vissuto quella visita come una vera e propria molestia sessuale. Tra l’altro, è stata proprio la posizione di quest’ultima vittima a rimanere in piedi, essendo la più recente.

In seguito a questo racconto i carabinieri avevano poi esteso le indagini, contattando altre pazienti ed arrivando a ricostruire una decina di casi, tutti più datati, cinque dei quali (oggi tutti prescritti) che alla fine si erano uniti alla prima paziente nel sostenere l’accusa contro il medico di base di Valsolda.

Le contestazioni hanno finito con l’abbracciare un arco di tempo molto ampio, dal 2010 al 2017.

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