Affitti alle stelle a Como: in centro è impossibile alloggiare per lavoro. Qui le testimonianze delle categorie professionali

Il caso Docenti, attori del Sociale, infermieri e tecnici: «In città non si trovano camere a prezzi abbordabili». Si punta sui turisti: «Fenomeno esploso dopo il Covid»

Il caro case sta buttando fuori dal centro i residenti, ma anche i lavoratori.

Docenti, attori, infermieri, tecnici, sono diverse le categorie professionali che non riescono a trovare sistemazioni a prezzi ragionevoli per venire a lavorare in città. Soprattutto nella zona in riva al lago e nel centro storico i tanti affittacamere per turisti hanno costi insostenibili per un normale stipendio italiano.

«Problema serio»

«Per noi il problema è serio – racconta Giovanni Vegeto, direttore generale del teatro Sociale – Ospitiamo compagnie teatrali per la produzione degli spettacoli, con soggiorni medio-lunghi. Registi e attori devono poi venire a Como durante il calendario, non possiamo farli dormire lontano, per esempio a Fino Mornasco, perché la sera si finisce tardi e non ci sono mezzi. In centro, superata la pandemia, il costo degli alloggi è aumentato in maniera incontrollata, è un fenomeno legato certo al turismo. Cento euro a notte per un mese fanno saltare i calcoli dei cachet, i teatranti chiedono di più per venire da noi. Così le spese per imbastire gli spettacoli salgono di molto, quando i fondi ministeriali sono sempre gli stessi».

Nel comparto della sanità, per incentivare medici e infermieri a venire a lavorare a Como, una delle richieste dei sindacati riguarda proprio il tema della casa. «Per quei pochi infermieri che ancora arrivano da altre regioni nei nostri ospedali abitare a Como è costosissimo – dice Alessandro Micello, Rsu dell’Asst Lariana – Gli affitti sono pesanti, un lavoratore non può certo stare in un b&b. Succede a Como, ma anche in altre zone turistiche, per esempio Menaggio».

Dove guarda caso mancano medici. In città i rappresentanti dei lavoratori hanno proposto di riqualificare e riaprire l’ex convitto degli infermieri.

Ha un problema analogo anche il mondo dell’università, non solo i fuorisede dell’Insubria. Lo sa bene per esempio il professor Giorgio Casati , il fisico che ha costruito la Lake Como School, le scuole alla Villa del Grumello che richiamano ogni estate centinaia di ricercatori da tutto il mondo. «Le nostre scuole partono a metà maggio e finiscono a inizio ottobre – dice Chiara Stefanetti, amministratrice della Fondazione Volta – quindi proprio nell’alta stagione turistica. Noi salvo qualche importante relatore non offriamo vitto e alloggio, il posto letto se lo pagano studenti e docenti. Chi arriva, per esempio, dalla Germania, magari ha un potere di spesa tale da potersi permettere una camera per turisti. Ma chi arriva dal sud Italia o dai Paesi emergenti fa davvero fatica. Noi cerchiamo di offrire un aiuto, almeno organizzativo. Ma da dopo la pandemia a Como non riusciamo a garantire soluzioni a prezzi modici. Negli hotel non c’è più disponibilità e le camere hanno prezzi inarrivabili».

Residenti trasferiti

Il turismo ha indotto negli ultimi anni molti comaschi proprietari di casa a trasferirsi fuori, lasciando gli appartamenti in centro agli affittacamere.

Così facendo anche chi cerca casa per lavorare non trova posto, è un problema che sottolineano anche diverse aziende del territorio, con tecnici e operai che hanno bisogno di pernottare in città e devono combattere con l’impennata dei prezzi.

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