Assalto dei turisti in città per il ponte pasquale: «Dare più servizi o non reggeremo»

I dati Gli albergatori: «Sovraffollamento in alcune zone». Ma niente numero chiuso: «Vanno potenziati i trasporti»

Il lago e la città stanno ospitando più turisti rispetto a quelli che siamo davvero capaci di accogliere. E il rischio, se non si fa una virata sul fronte dei servizi potrebbe essere quello dell’implosione.

Il ponte pasquale, lo dicono gli albergatori, è andato oltre le più rosee aspettative. Il tasso di occupazione non ha raggiunto per pochi punti il 100%, ma solo perché qualche camera a cinque stelle è rimasta vuota. Non ancora arrivati dall’alta stagione in questo periodo c’è un maggior afflusso di turisti appartenenti alla fascia intermedia, oltre alle migliaia di semplici visitatori in gita.

La situazione

Il problema è che molti servizi non hanno più capacità d’offerta. Fare un giro sul battello trovando posto per rientrare la sera è un terno al lotto, per salire sulla funicolare bisogna tenere in conto lunghissime attese in coda, la viabilità locale è bloccata. Gli esempi sono tanti, anche molto più spiccioli.

«Intanto confermo il dato, se non siamo al tutto esaurito poco ci manca - dice Luca Leoni, presidente degli albergatori comaschi – e anche per le prossime settimane abbiamo un 60%, 70% di prenotazioni, non vediamo un calo consistente fino a fine aprile. Ma è vero che la domanda ormai ha superato l’offerta. A Como, a Bellagio, a Varenna, nella Tremezzina c’è un problema di overcrowding. Sovraffollamento. C’è una massa di turisti alle nostre porte che chiede di poter ammirare la nostra provincia. Penso che in vista dell’estate serva una riflessione, se la partenza è questa temo sia ragionevole preoccuparsi».

Altre località, tipo Portofino, pensano al numero chiuso. Il nostro lago è troppo aperto e di passaggio, tra Milano e la Svizzera, per pensare a soluzioni tanto drastiche. «No, non dobbiamo chiudere, ma non possiamo nemmeno implodere – suggerisce Leoni – penso che l’unica strada sia potenziare i servizi. Con la Navigazione o la funicolare non è facile, ma non è nemmeno impossibile. Enti e associazioni possono fare la loro parte. Serve anche molta cura per la pulizia, l’ordine, dobbiamo mantenere belli e intatti i nostri panorami e le nostre città».

I rischi futui

Cosa succede, nel lungo periodo, se folle di turisti, dall’Italia e dall’estero, giunti sul lago fanno una brutta esperienza? Se non trovano posto sul piroscafo, se rimangono a piedi senza taxi, se pagano una follia un pranzo soltanto accettabile? «Se va bene non tornano più, se va male fanno cattive recensioni – dice Graziano Monetti, direttore di Confcommercio – così poi finisce che la bolla turistica scoppia. È interesse di tutti al contrario offrire servizi all’altezza. Accogliere e trattare bene i visitatori. Dobbiamo attrezzarci per gestire le grandi masse».

Le conseguenze del turismo di massa si ripercuotono anche sulla città. Non bisogna pensare solo al traffico, ma anche alla popolazione residente, al tema della casa. «Io sono ovviamente felice se il turismo fa lavorare la città e il lago – dice Antonio Corbella, titolare dell’hotel Tre re e membro del direttivo di Confcommercio – si nota però già, soprattutto durante l’inverno, lo spopolamento del nostro centro storico. La sera, passeggiando a piedi, in centro ci sono pochi residenti. Con i palazzi e le corti dedicate ormai all’accoglienza dei turisti, per delle camere sottratte ai cittadini che per convenienza si spostano fuori».

© RIPRODUZIONE RISERVATA