Cercano lo zio “schiavo di Hitler”: missione delle nipoti in Germania

La storia Roberta e Mariuccia Noghera, di Vercana, hanno rivissutogli ultimi mesi dello zio, Americo Vanoli

Nel gennaio scorso l’amministrazione comunale di Vercana aveva dedicato una piazza ai propri Caduti vittime della follia nazista.

Tra loro c’era anche Americo Vanoli, che prestava assistenza ai militari sfuggiti alla cattura dopo l’armistizio del settembre 1943 e, in seguito a una denuncia, finì nei campi tedeschi ai lavori forzati. Senza che di lui si ebbe più alcuna notizia.

Due nipoti, Roberta e Mariuccia Noghera, fin dagli anni scorsi avevano provato a ricercare sue tracce in terra tedesca per onorarne la memoria e, grazie all’aiuto dell’associazione Schiavi di Hitler, hanno poi appreso che il nonno venne dislocato nel campo di Flossemburg.

Insieme a un appassionato ricercatore di Domaso, G iovanni Pusterla, si sono recate in Germania scoprendo nuovi particolari sulle sorti del loro congiunto.

Vanoli, classe 1907, venne portato a Flossemurg il 5 settembre 1944 e trasferito più a nord, a Lengenfeld, il 10 ottobre. Ed è lì che le parenti e Pusterla si sono recati: «Le ultime registrazioni di morti a Lengenfeld risalgono al 9 aprile 1945 – riferisce il ricercatore domasino – Il campo venne sgombrato e chiuso il giorno 13».

Americo Vanoli potrebbe essere morto in quei giorni e risultare tra le 25 vittime sepolte in una fossa comune oppure, più verosimilmente, non essere sopravvissuto alle atrocità della marcia della morte verso la Cecoslovacchia, trovando riposo finale in forma anonima in una delle numerose tombe lungo il terribile percorso».

La delegazione altolariana ha incontrato il sindaco della cittadina, Volker Bachmann, il direttore del museo locale, Michael Heuck, e anche lo storico Friederich Machold, che ha condotto approfonditi studi sulla storia del sottocampo di Lengenfeld.

«Siamo davvero grati a tutti per a disponibilità dimostrataci – affermano Roberta e Mariuccia Noghera – Ringraziamo di cuore anche l’associazione “Schiavi di Hitler”, nelle persone di Giovanni Pusterla, che ci ha accompagnate in Germania, Walter Merazzi e Maura Sala. Era nostro dovere rendere onore al nonno trovando la sua tomba e risalendo alle atrocità subite nei campi nazisti e, anche se non è stato possibile arrivarci con esattezza, siamo riuscite a sapere di più su di lui».

Per le nipoti dello zio deportato è stato come fare un balzo all’indietro nel tempo, sulle tracce di un congiunto del quale hanno sentito parlare per tuttav la vita.

Ora hanno anche visto i luoghi in cui ha vissuto gli ultimissimi tragici mesi della sua giovane vita.

Il nome di Americo Vanoli, assieme a quelli di Salvatore Caraccioli, Ettore Giuseppe Martinetti e Savio Cassera Moretti, è inciso su una targa al centro di una piazza del paese intitolata a quattro vittime della disumanità nazista.

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