Cinghiale dilaniato dai lacci trappola. Denunciato il proprietario del terreno

Tremezzina Cinquantenne segnalato dalla Polizia provinciale per maltrattamenti di animali. Due turisti tedeschi hanno trovato la carcassa sui Monti di Lenno e hanno lanciato l’allarme

Non credevano ai loro occhi due giovani turisti tedeschi quando, durante una tranquilla passeggiata nelle località montane sopra Lenno, si sono imbattuti in un maschio di cinghiale da 60 chili che si divincolava cercando di liberarsi da due resistenti lacci metallici che gli stringevano il muso ed una zampa anteriore. Ha preso le mosse da qui una vicenda, accaduta nei giorni scorsi in località Narro, che ha portato alla denuncia penale da parte della polizia provinciale guidata dal comandante Marco Testa di un cinquantenne del posto.

Le contestazioni

Gli agenti di Villa Saporiti gli hanno contestato l’utilizzo di mezzi vietati per la cattura di fauna selvatica, il porto abusivo d’arma (per aver trasportato senza giustificato motivo un’arma da taglio, un grosso coltello, atta ad offendere) e - non da ultimo - per maltrattamento di animali, avendo catturato un animale selvatico provocandogli, attraverso gravi ferite non mortali degli arti e del muso, una prolungata sofferenza. Tanto che poi gli agenti si sono visti costretti ad abbattere l’ungulato. Secondo quanto si è appreso, decisiva è stata proprio la testimonianza dei due giovani turisti che, negli uffici della polizia provinciale, hanno fornito informazioni determinanti per arrivare ad individuare e denunciare il cinquantenne di Tremezzina.

La vicenda

La vicenda è avvenuta - in base alle poche informazioni sin qui filtrate - dentro un terreno di proprietà dell’uomo. I lacci sarebbero stati ancorati a grossi rami flessibili ed avrebbero provocato nel cinghiale, al minimo urto dell’innesco - specie invasiva presente con elevata densità di popolazione anche in questa porzione di territorio - un violento strappo elastico, senza più alcuna possibilità di fuggire a meno di amputarsi il muso e la zampa.

Quando gli agenti della polizia provinciale l’hanno individuato dopo la segnalazione della coppia di turisti, pare che fosse già intrappolato da almeno cinque o sei ore. Ma non è finita qui. Perché la polizia provinciale ha rinvenuto sempre all’interno di quella proprietà recintata in prossimità dei lacci, altre tipologie di trappole, tra cui anche una pesante gabbia di cattura con esca alimentare, simile in tutto e per tutto a quelle utilizzate dalla stessa polizia provinciale per catturare - in caso di particolari necessità - questi ungulati. Pare che per attirare il cinghiale verso i lacci siano state utilizzate pannocchie come esca, ricordando che la caccia di selezione alla specie - terminata lo scorso 31 gennaio - non consente tali pasturazioni.

Al netto del dibattito - tuttora in essere - sulla presenza massiccia di questo ungulato, con annesso corredo di danni, è chiaro che quello scoperto dalla polizia provinciale è un episodio di per sé grave, considerato in particolare il maltrattamento di animali insito in quel particolare tipo di trappola ed il fatto che quei lacci avrebbero potuto catturare anche animali di specie protetta, se non addirittura determinare gravi conseguenze ai danni di malcapitate persone (bambini in particolare) che si fossero incautamente inoltrati all’interno di quella proprietà.

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