La rabbia dopo l’uccisione dei due Ibis: «Noi, parte civile contro il bracconiere»

Le associazioni animaliste puntano l’indice contro l’uomo identificato dai carabinieri. «Impossibile confonderli con un fagiano»

Sorico

Ha la licenza di caccia il bracconiere che ha abbattuto i due esemplari di Ibis eremita appena atterrati ai margini della Riserva Pian di Spagna per una tappa del loro volo migratorio. Vicenda che ha suscitato sdegno ed un’ampia eco anche a livello nazionale.

«L’Ibis è un uccello molto riconoscibile e non si può ammettere che un cacciatore lo possa confondere – interviene Manuela Mariani, naturalista di San Siro – Il fenomeno del bracconaggio, purtroppo, è molto diffuso e in questo caso è auspicabile una pena esemplare che possa fungere anche da deterrente».

Intanto Enpa (Ente nazionale protezione animali) e Lndc, altra associazione animalista, fanno sapere che intendono costituirsi parte civile nel procedimento contro il bracconiere responsabile e che, come raccontavamo nell’edizione di ieri, è stato rapidamente identificato.

Carla Rocchi, presidente nazionale di Enpa, sottolinea come nel 2025 siano già ben 931 i procedimenti per reati venatori seguiti dall’ufficio legale dell’associazione. «Inammissibile – commenta anche Sonia Bottari, nota fotografa naturalista che nella Riserva Pian di Spagna trascorre giornate intere per cogliere l’attimo – Nemmeno l’essere umano più sprovveduto potrebbe scambiare un Ibis per un fagiano. C’è chi sta svolgendo un lavoro encomiabile per ricostituire colonie di Ibis, specie che era addirittura scomparsa, e qualcuno si permette di abbattere due esemplari che dal Centro Europa stavano migrando verso Orbetello, dove negli anni scorsi mi sono recata a fotografare gli esemplari che svernavano. Spero proprio che la Regione adotti opportuni provvedimenti per scongiurare in futuro episodi simili».

Dopo essersi portato a casa i due Ibis abbattuti, il bracconiere si è accorto che erano provvisti di Gps e allora ha pensato di disfarsene, strappando dalle zampe i due apparecchi e gettandoli nel fiume. Grazie a una stretta collaborazione fra Carabinieri forestali ed ente gestore della Riserva, tuttavia, sono stati comunque recuperati e nel giro di breve è stato possibile risalire al responsabile, nella cui abitazione gli agenti poi hanno rinvenuto e messo sotto sequestro armi, munizioni, dispositivi elettronici e una licenza di caccia.

«Quanto accaduto è un fatto di una gravità estrema – sono parole di Arianna Aceti, naturalista che per anni ha lavorato nella Riserva Pia di Spagna – perché rovina un progetto di notevole valore scientifico per la reintroduzione della specie, di cui l’Ibis maschio abbattuto era un elemento imprescindibile».

Zoppo, questo il nome dell’Ibis maschio, nel 2017 aveva seguito con successo un ultraleggero da Überlingen fino ad Orbetello e nel 2020 era diventato il primo Ibis eremita sessualmente maturo a tornare in maniera indipendente nel sito di riproduzione dopo 400 anni.

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