«Nessuno rispetta la montagna». L’allevatore dell’alto lago dice basta

Gravedona Ritirato il gregge di capre di Livo dalla ricerca universitaria. «Pascoli concessi a forestieri, lupi e cinghiali. Non siamo più disponibili»

Può sembrare una provocazione, ma probabilmente, come dicono gli interessati, è più rammarico e delusione. Fatto che sta che Marco Matteri e Cristina Fraquelli, due degli ultimi allevatori di professione rimasti sulle montagne altolariane, hanno deciso di non prestarsi più al progetto di valorizzazione della capra di Livo o Lariana, che l’Università di Milano sta portando avanti proprio sul loro gregge a monte di Germasino.

Antica e autoctona

La razza in questione è una delle più antiche autoctone, capace di adattarsi e resistere anche in condizioni difficili. In provincia di Como si stimano tuttora 2.500 capi, con un netto e progressivo calo negli ultimi decenni.

«Con amarezza – esordisce Matteri – abbiamo deciso di interrompere gli studi e i prelievi di genetica che i ricercatori universitari stavano effettuando sui nostri capi. Siamo stanchi e amareggiati per la mancanza di rispetto da parte di amministratori, comunità montana e consiglieri regionali nei confronti della montagna, delle aziende agricole, del nostro lavoro e dei nostri animali».

La coppia di allevatori deve far fronte ai danni provocati dai cinghiali e dai lupi, ma in più occasioni ha rimarcato soprattutto il problema dei pascoli affidati a ditte che arrivano da fuori; in territorio di Germasino, in particolare, vige ancora, accertato con decreto regionale numero 382 nel febbraio del 1987, l’antico vincolo dell’uso civico, diritto reale di utilizzo che spetta a coloro che compongono una determinata collettività, ma di cui i piccoli allevatori locali non possono ancora godere.

«Ci siamo resi conto che non c’è alcuna intenzione di sostenere e valorizzare nemmeno la razza autoctona locale – prosegue Matteri – e quindi non vediamo per quale motivo continuare ad impegnare il nostro tempo per collaborare al progetto».

A rischio di estinzione

«Se i ricercatori vorranno continuare i loro studi, sono liberi di rivolgersi alle istituzioni locali, così si potranno rendere conto di persona dell’interesse che c’è. Il mio gregge – conclude l’allevatore di Germasino – non è più a disposizione di nessuno». Della razza di Livo ha scritto di recente anche il professor Michele Corto su una rivista specializzata, indicandola come razza a rischio di estinzione. «Occorre che le istituzioni locali facciano pressioni sulla Regione affinché estenda l’area ammessa al contributo per le razze a rischio anche a tutta la montagna altolariana. Nella Valle di Livo – aggiunge l’esperto – andrebbe incentivata la formazione di greggi collettive custodite in alpeggio. Non si tratta di assistenzialismo, ma di misure che gioverebbero alla cura del territorio e alla preparazione di prodotti tipici».

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