Sempre più difficile ricoverare i pazienti psichiatrici: «Nessuno li vuole in ospedale»

Domaso La denuncia di Paolo Bellatti responsabile di Villa Elena, struttura accreditata per la cura delle persone con malattie psichiatriche

In ospedale non c’è posto per i malati psichiatrici. L’allarme si leva da Villa Elena, struttura accreditata con sede in Domaso. Gli ospiti sono una ventina e in questi ultimi anni il direttore, Paolo Bellatti, si è trovato spesso di fronte a un muro quando qualcuno di loro necessitava di ricovero per patologie sanitarie.

«Nessuno vuole pazienti psichiatrici in ospedale – conferma – . E il problema sta più a monte, perché in territorio altolariano non esiste un reparto ospedaliero di psichiatria. Fino a un anno c’era a Menaggio e, quando l’”Erba – Renaldi” faceva riferimento alla sanità di Sondrio, come il nostro territorio, riuscivamo almeno a tamponare. Poi Menaggio è tornato con Como e per noi è un vero dramma. L’ospedale di Sondrio è saturo, ma è anche vero che non è sempre facile trasportate per 50 chilometri un paziente psichiatrico che sta male».

Il direttore di Villa Elena rievoca alcuni casi del recente passato: «E’ capitato di portare al pronto soccorso di Gravedona pazienti che sono stati poi ricoverati, ma nel giro di un paio di giorni ci è stato detto di andare a riprenderceli perché non li potevano più tenere. In certi casi, per evitare di riportare in struttura pazienti a rischio, è stato costretto il sottoscritto a fare notti in ospedale al loro capezzale; altre volte, quando le patologie sono meno gravi, non vengono proprio accettati. E in un’occasione – aggiunge Bellatti – un nostro paziente ricoverato con seri problemi di vista è stato notato da un conoscente mentre percorreva il lungolago. Se n’era andato senza che nessuno lo vedesse o lo fermasse».

Il nocciolo della questione, insomma, è fin troppo chiaro e serio: tenere ricoverato in un normale reparto un malato psichiatrico comporta indubbi problemi e a volte anche rischi; occorre impegnare del personale, che spesso è già risicato, e gli ospedali non stendono certo un tappeto rosso quando viene annunciato un paziente di qualche struttura psichiatrica.

In Alto Lario, oltre a “Villa Elena”, ci sono una comunità psichiatrica a Musso e una a Montemezzo, oltre al Cps (Centro psico-sociale) di Dongo: «Sono tutti nelle nostre condizioni – assicura Bellatti – . A Domaso stiamo per aprire anche una struttura per soggetti tossicodipendenti che hanno superato la fase acuta di cura, ma sono certo che anche per loro, in caso di necessità, in ospedale sarà disco rosso. Con il “Moriggia Pelascini”, è bene sottolinearlo, abbiamo da sempre un buon rapporto di collaborazione; i problemi sono proprio legati e un’impostazione deficitaria della sanità». Che cosa fare, dunque, davanti a questi problemi? «Occorre ripensare la psichiatra anche in ambito politico – prosegue il direttore di “Villa Elena” – perché ci troviamo davvero in una terra di nessuno, come se tale ambito dovesse essere addirittura cancellato. E invece, complice la pandemia, i malati psichiatrici sono in netto aumento; sono anche loro esseri umani e cittadini e non gli si può negare il diritto alla salute».

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