Torno, la nuova guerra del resort tra sindaco e ambientalisti

Nove associazioni intervengono dopo l’alluvione: «Basta cemento». E Malacrida a muso duro: «Acqua dai monti, cosa c’entra quel progetto?»

Torno

Non si è fatta attendere la risposta del sindaco Rino Malacrida rispetto alle osservazioni mosse nei giorni scorsi in una nota, da nove associazioni ambientaliste, che prendendo spunto dai gravi danni causati dalle tre alluvioni intercorse tra il 9 e il 10 settembre e la notte del 23 e 24 settembre lungo la sponda orientale del lago - Blevio e Torno in primis - hanno nuovamente acceso i riflettori sul progetto, rivisto nei contenuti e nelle volumetrie, del nuovo resort.

Nella nota vengono bollate come “osservazioni fuori luogo” quello del primo cittadino, che ha fatto notare come «un’operazione di questo tipo (vale a dire l’edificazione del nuovo resort, ndr.) darebbe alle casse comunali fondi da investire contro il dissesto idrogeologico».

«È assurdo pensare che per combattere l’impatto e i danni provocati dalla cementificazione bisogna costruire di più, sacrificando altro suolo verde». E così annunciando il rientro a casa - tra martedì e oggi - di otto delle venticinque persone alcune delle quali fuori casa ormai dalla notte tra il 9 e il 10 settembre, il primo cittadino si è chiesto dove fossero «tutti questi ecologisti quando c’era da spalare fango e terra dalle case».

«Sono arrabbiato anzi imbufalito quando vengo tirato per la giacchetta speculando addirittura su un’alluvione, con il chiaro obiettivo di scagliarsi contro il nuovo resort, che peraltro non è stato ancora approvato. Ricordo a chi ha vergato questa nota che è la montagna che è in crisi e che l’acqua arriva dall’alto, dalla montagna e dal bosco e non dal basso - le parole del primo cittadino al nostro giornale -. Qui da più di tre settimane stiamo facendo i conti con un’emergenza senza fine e con la necessità di intervenire al più presto per mettere al riparo la popolazione da una minaccia concreta come quella generata da una parte di montagna fragile, che rischia davvero di creare danni ancor più rilevanti. Sfido chi ha firmato quella nota a mettersi al mio posto o al posto di uno dei sindaci in prima linea per i danni causati dalle alluvioni, presenti e passate. Fare il sindaco significa avere a che fare tutti i giorni con i problemi e le legittime necessità dei cittadini, con annesse enormi responsabilità».

Poi la stoccata finale. «In quella nota c’è tanta politica. Io come i miei colleghi sindaci stiamo cercando di risolvere problematiche che meritano risposte immediate. Sono andato a bussare a diverse porte per trovare i 2 milioni e mezzo di euro necessari a mettere in sicurezza una parte del paese, dopo quanto accaduto nelle scorse settimane - la chiosa di Rino Malacrida -. La Protezione civile e così imprese e volontari non si sono fermate un attimo sin dalla prima alluvione. I cittadini, quelli che hanno dovuto lasciare abitazioni e attività, hanno mostrato grande dignità e voglia di ricominciare. Poi invece c’è chi con una nota pensa di risolvere i problemi del mondo. Ripeto, sono molto arrabbiato. E spero che chi ha puntato il dito contro il sottoscritto si faccia un esame di coscienza. Il legname stipato nel molo di Torno, lo ricordo agli ambientalisti, è arrivato dalla montagna, sempre più fragile e non dal lago”.

Nella nota le Associazioni ambientaliste hanno chiesto in via perentoria che «contestualmente allo stato di emergenza si decreti la sospensione temporanea di nuove costruzioni nei Comuni che hanno subito frane e inondazioni causate dal maltempo».

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