All’asta la casa comprata quattro anni fa
«Così si incassa meno di quanto pagato»

Uggiate con Ronago Polemica in consiglio comunale sollevata da Agostino Grisoni - Il sindaco Tettamanti: «Uno stabile che non si presta per alloggi per famiglie in difficoltà»

Uggiate con Ronago

Il Comune metterà all’asta per 345mila euro lo stabile di Uggiate tra via Vittorio Veneto e piazzetta 27 Gennaio acquistato per 300mila euro quattro anni fa dall’amministrazione guidata da Rita Lambrughi. Ma potrebbe incassarne 270mila, ipotizzando già che il primo tentativo andrà a vuoto e sarà necessario un ribasso.

Se n’è accorto Agostino Grisoni, capogruppo di “Uniti per Unire” che sull’alienazione della proprietà in centro paese ha presentato fin dal dicembre scorso un’interpellanza discussa l’altra sera in consiglio comunale.

Con Rita Lambrughi al suo fianco, Grisoni ha ripercorso gli obiettivi che la precedente amministrazione si proponeva con l’acquisto: realizzare alloggi e servizi destinati a famiglie in difficoltà economiche o a disagio, il cosiddetto “housing sociale” e dare sede alle associazioni.

«L’attuale maggioranza – ha proseguito Grisoni – ha scritto che ogni buona amministrazione dev’essere attenta ai bisogni dei più deboli e deve garantire una rete di aiuto e di solidarietà: contraddice se stessa?». Ha chiesto di non vendere e tantomeno a valori più bassi di quelli d’acquisto, ma di cercare operatori ed associazioni che «uniscano l’attività di gestione immobiliare a quella della comunità e dei servizi per i residenti e il vicinato» e di partecipare a bandi che finanziano progetti sociali.

«Siamo decisi a vendere – ha risposto il sindaco, Ermes Tettamanti – come abbiamo proposto nel nostro programma elettorale. Non abbandoniamo il co- housing, ma lo stabile non si presta per questo: è in posizione pregiata per attività commerciali, ma è pure in pessime condizioni e gli interventi di recupero sono onerosi».

A margine del consiglio comunale, il capogruppo di “Uniti per il cambiamento”, Diego Dondelli, si è detto d’accordo sulla vendita: «Mi auguro che l’acquirente non effettui una speculazione immobiliare – ha prospettato – ma tenga conto della collocazione strategica dello stabile e lo ponga a servizio di attività che muovano l’economia del paese, con ricadute sull’indotto. L’alienazione non è segno di insensibilità per i problemi abitativi che possono essere affrontati in altro modo». Nel suo gruppo, il consigliere Stefano Arena ai tempi dell’acquisto, era assessore in disaccordo sul merito e sulla «scarsa trasparenza dell’operazione», tanto che non si era presentato in consiglio comunale al voto sul punto.

«Tutto alla luce del sole e con tanto di delibere di Giunta e di Consiglio, nonché di una perizia tecnica – replica Rita Lambrughi – La parte venditrice aveva offerto la proprietà all’inquilino che non esercitò la prelazione e l’ha venduta al Comune convinta di cedere un bene utile per la comunità. Non abbiamo effettuato un’operazione immobiliare, ma un’operazione sociale, per rispondere a chi è in difficoltà e alle associazioni che non hanno sede. Abbiamo arricchito il patrimonio comunale, ma soprattutto abbiamo dimostrato l’attenzione alle persone».

In centro al paese? «Negozi e residenze sociali potrebbero convivere- conclude - aggiungendo valore».

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