La fusione dei Comuni di Ronago e Uggiate può attendere. Rinviato a settembre il referendum

Alle urne I circa 6.300 elettori si dovevano esprimere il 28 maggio, quorum al 25%. L’appello al voto nell’ultima assemblea con gli operatori economici: «L’unione porterà risorse»

Fusione comunale, alle urne il 10 settembre: per ragioni tecniche, slitta la data del referendum fissato per il 28 maggio.

Tra poco più di 120 giorni, dunque, 1.600 elettori di Ronago e 4.700 di Uggiate saranno chiamati a decidere sul progetto di unificazione dei due Comuni.

Al di là del risultato, il referendum sarà valido se l’affluenza sarà almeno del 25%, pari a 400 votanti per Ronago e a mille per Uggiate e il Comune unico sarà realtà se prevarranno i sì in entrambi i paesi. Non se ne farà niente anche se in uno solo dei due, i no supereranno i sì.

Il precedente di dieci anni fa

Per far memoria: nel referendum di dieci anni fa, quando era stata proposta la fusione tra Faloppio, Ronago ed Uggiate, si era recato alle urne il 37% degli elettori ronaghesi e il 42% degli elettori uggiatesi. Il 65% degli uggiatesi aveva detto sì alla fusione; il 54% dei ronaghesi bocciò il progetto che naufragò. Per la cronaca: a Faloppio passò, ma con il 51% di sì.

«In ogni caso, chiediamo alla popolazione di andare a votare»: è l’appello dei sindaci Rita Lambrughi, Uggiate Trevano ed Agostino Grisoni, Ronago che l’altra sera hanno incontrato gli operatori economici dei due paesi, nell’ambito delle assemblee promosse per presentare il progetto di Comune unico.

Erano presenti cinque operatori, su 179 titolari di attività nei due paesi, di cui 154 ad Uggiate e 25 a Ronago e non sono mancate le riflessioni sul tessuto economico,i suoi cambiamenti,le sue prospettive. E, come ha spiegato Grisoni, proprio per garantire il futuro a chi c’è e a chi verrà, è stata proposta la fusione che porterà più risorse, meno burocrazia, più razionalità nella programmazione e meno dispersione nella gestione.

Ma non stiamo bene anche così? è stata l’obiezione degli astanti e non è la prima volta che spunta questa domanda, a fronte di tutto ciò che è stato realizzato, insieme, negli ultimi 20 anni, con l’Unione Terre di Frontiera e anche prima. E sono tante cose.

Prospettive future

«Proprio per fare un passo in più», è stata la risposta degli amministratori che a suon di esempi concreti, hanno sostenuto la propria tesi. «Fino a quando ogni Comune potrà andare avanti da solo? – hanno motivato – Ogni Comune, peraltro attualmente in buona salute economico – finanziaria, rischia di tornare ad un solo vigile–messo–stradino, a due impiegati, a un’ora la settimana di assistente sociale, zero forza contrattuale, strutture mezze vuote: c’è da pensare a bambini, giovani, anziani, scuole. Nessun nuovo consumo di territorio, nessun disvalore di identità: sono i Comuni che si fondono, non i paesi». E c’è chi ha adombrato l’ipotesi che la contrarietà alla fusione sia, piuttosto, contrarietà agli attuali amministratori. «Ma noi continuiamo a credere nella fusione, una prospettiva a prescindere da chi la gestirà», è stata la risposta.

Il progetto è stato pubblicato per 60 giorni: nessuna osservazione è pervenuta da parte della popolazione. Solo una, tecnica, da parte della Regione alla quale sarà consegnato il dossier : la definitiva approvazione dei consigli comunali è questione di ore.

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