Le cene “spericolate” dei politici
Che così si contendevano i voti

Giuseppe Valenzisi, 31 anni, corteggiatissimo alle elezioni 2019. Con lui a un aperitivo elettorale anche il braccio destro del presidente Fermi

Non esce bene la politica dall’ennesima inchiesta che la Distrettuale antimafia “dedica” ai territori della Bassa comasca. Il quadro che emerge dalla lettura degli atti (che non sono mai una sentenza, per la quale servirà semmai un tribunale, e che per definizione vanno maneggiati con cura) è che ormai la caccia al voto sia diventata una guerra senza quartiere, combattuta anche con una certa spregiudicatezza.

L’oggetto del desiderio dei candidati citati nell’inchiesta - vale a dire di alcuni di coloro che nel 2019 presero parte alle campagne elettorali per il rinnovo dei consigli comunali di Cantù e Lomazzo, di cui si è già scritto - sono i pacchetti di voto che alcuni personaggi sembrano in grado di pilotare. Uno di questi risponde al nome di Giuseppe Valenzisi, 31 anni, di Lomazzo – tra gli arrestati di martedì, cui ieri sono stati concessi gli arresti domiciliari – al centro di un paio di episodi senza rilevanza penale ma di una certa rilevanza politica.

Le auto civetta

Il primo riguarda un “aperitivo” elettorale organizzato nel maggio del 2019 – alle porte delle elezioni – in un bed&breakfast di Lomazzo, proprio dalle parti di casa Valenzisi, che sembrerebbe poi esserne l’invitato di maggior riguardo. Là, fuori dal locale, in osservazione ci sono i veicoli civetta della Dda che fanno a tempo a identificare le auto del consigliere comunale Fabio Soldini (non indagato), del futuro assessore Nicola Fusaro e dell’allora coordinatore del gruppo giovani di Forza Italia Giuseppe Cangialosi (neppure lui indagato), tuttora braccio destro, in Regione, del presidente del consiglio regionale Alessandro Fermi («ha soltanto preso parte a un aperitivo elettorale – ha specificato ieri proprio Fermi in difesa del suo collaboratore – Il suo nome non esce in nessun’altra interlocuzione»). Nessuno è in grado di dire quale sia stato l’argomento della serata ma in una serie di intercettazioni registrate nei giorni appena precedenti, Valenzisi si lamentava con Fusaro della propria mancata candidatura, che aveva finito poi per suscitare anche il disappunto di Cesare Pravisano, l’ex funzionario di banca nonché già assessore a Lomazzo indagato per associazione di stampo mafioso, che al telefono con Giovanni Reiners (ex assessore, non indagato) si lamentava del fatto che Valenzisi sarebbe stato un buon “cavallo”, «uno che dicevo si fa così e si faceva così, uno che faceva bene le nostre cose».

E in effetti è ambito questo Valenzisi. In un’altra intercettazione lo si sente sfogarsi così: «Son venuti tutti quanti a chiedermi di dargli una mano, ma tutti». Sembrerebbe confermarlo quell’altro caso, quello della cena al Capolinea di Cantù, dove Antonio Tufano (non indagato), poi autosospesosi dal partito (Fratelli d’Italia, ma all’epoca Forza Italia), lo invita per incontrare un misterioso candidato, che poi si rivelerà essere il campione di preferenze Mirko Gaudiello, di lì a poco presidente del consiglio comunale di Cantù. Alla cena, riferisce Tufano allo stesso Valenzisi, dovrebbe presenziare anche un fantomatico e misterioso “capo supremo” (del partito?), di cui lo stesso Tufano ritiene di non dover rivelare il nome, quantomeno non per telefono (anche Gaudiello ha già avuto modo di protestare la sua estraneità, non già alla cena, quanto ai contatti con Valenzisi e con i suoi voti, sostenendo di non avere neppure idea di chi si tratti. E comunque, come ha confermato ieri il coordinatore provinciale del partito Stefano Molinari, così come Tufano si era autosospeso dal partito, Gaudiello ha deciso di ritirare la propria candidatura dalle elezioni del consiglio provinciale in programma il 19 dicembre).

La saga del peperoncino

Per tornare a Fusaro ,il futuro assessore – intercettazioni alla mano – finirà “in balia” di Francesco Crusco, lomazzese originario di Grisolia (Cs), uno al quale la Procura non muove alcun rilievo ma del quale all’epoca si diceva che «ha in mano 300 calabresi» e che «sposta i voti a suo piacimento»(parola del futuro vicesindaco Annamaria Conoscitore). Beh, a Fusaro eletto, Crusco comincia ad avanzare richieste. Vorrebbe per cominciare che al suo protetto fosse assegnato in giunta un ruolo di rilievo: «Diglielo in faccia al tuo sindaco che il Crusco ha votato per Fusaro, non per la Lega, che se Fusaro non parlava i 700 voti in più non li beccavi». E poi una sfilza di altre cose: tipo prendere possesso dell’assessorato all’Urbanistica («è la roba più importante, lì deve essere uno che ci serve»), garantirsi un po’ di contributi dalla Regione («Tu riesci a prendere il contributo?») e infine organizzare “ a gratis” in Fondazione Minoprio (di cui il futuro assessore è consigliere) la rassegna Piccantissima: peperoncino a gò gò. Che poi, in fondo, sempre lì si torna: belli comodi, con i piedi sotto il tavolo.

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