I duemila anni di Plinio, l’ultimo immortale

Primo enciclopedista ed ecologista della storia,il grande comasco si scopre sempre più moderno e popolare nell’anno del suo bimillenario. Persino una birra americana porta il suo nome

Pietro Berra

Ironia della sorte, nel duemillesimo compleanno di quello che alcuni hanno soprannominato l’“enologo dell’antica Roma”, per via delle 185 qualità di nettare di Bacco censite nella “Naturalis historia”, si brinderà con la birra. Del resto, nessuno ha ancora avuto l’idea di dedicare a Plinio il Vecchio un vino, mentre l’azienda californiana Russian Beer ha dato il suo nome a una “double Ipa” di successo.

Premesso che chi scrive è titolato a parlare solo di acqua, essendo astemio, e si rammarica che sia fuori produzione la Plinia del Tisone attinta all’omonima fonte di Tavernerio, potete dare un occhio a blog specializzati come “Una birra al giorno” per capire che non si tratti dello scherzo di qualche buontempone cultore della romanità, bensì di un consapevole e pregiato omaggio all’uomo che si ritiene il primo ad avere scritto del luppolo, come di innumerevoli altri temi, nella più antica enciclopedia giunta fino a noi. I siti specializzati BeerAdvocate e Ratebeer collocano la Pliny the Elder rispettivamente al 5° e 19° posto tra le migliori birre del mondo e al 4° e 2° tra le “double Ipa” (precisazioni per altri eventuali astemi: la definizione si riferisce a un tasso di luppolo e alcol superiore allo standard). Una bevanda così richiesta da aver dato il “la” a una discendenza: la Pliny the Younger - e come altro avrebbe potuto chiamarsi? - è proprio quella che occupa il primo gradino del podio nella classifica di Ratebeer, ma è disponibile solo alla spina.

Davanti a Bob Dylan

Chiudiamo qui la parentesi birresca, perché questo numero de “L’Ordine” non è dedicato alla celebre bevanda bensì, ovviamente, a Plinio il Vecchio. Ma l’aneddoto è importante per capire quanto la figura di Plinio sia capillarmente presente nel mondo di oggi. Il sito Pantheon.world, creato dal Mit di Boston proprio per misurare in tempo reale l’influenza culturale dei personaggi nati dal 3501 a.C.fino al XXI secolo, ci dice che Plinio in questo momento è il secondo comasco più popolare nel mondo dietro Alessandro Volta. E occupa la posizione n. 818 tra tutti gli uomini e le donne di ogni tempo e latitudine, davanti a “miti contemporanei” come Bob Dylan o il presidente Roosevelt. L’indice è basato su dati Wikipedia: pagine dedicate a Plinio esistono su 85 edizioni dell’enciclopedia libera, ovvero sono disponibili in altrettante lingue, e vengono consultate in media 100mila volte al mese dal 2016 ad oggi, con un picco di oltre 160mila nel gennaio del 2018, quando Plinio superò anche Volta.

Sull’importanza e l’attualità di Plinio questa testata sta scommettendo da sei anni: il numero odierno è complementare a quello che dedicammo alla “Naturalis historia” il 1° ottobre del 2017 e che potete consultare nel nostro archivio digitale http://ordine.laprovincia.it. L’autodefinizione «nipotino di Plinio», che diede di sé in quell’occasione Jimmy Wales, fondatore della Wikimedia Foundation e dell’enciclopedia più consultata al mondo, la dice lunga su quanto sia “vivo” oggi il grande comasco nato nel 23 d.C. (o forse nel 24, per questo i festeggiamenti dureranno due anni) e morto durante l’eruzione del vesuvio del 79 d.C. (a lungo si è ritenuto il 25 di agosto, ma nuovi autorevoli studi propendono per il 25 ottobre).

L’eroe di Pompei

“Plinio primo ecologista”, come lo hanno ricordato Radio Capital e Greenpeace nel videomessaggio di auguri per l’anno 2020, in cui alcuni dei più noti speaker lessero un brano della “Storia naturale” facendo credere fino all’ultimo che fosse di Greta Thunberg, o di qualche altro movimentista contemporaneo, tanto suonava attuale. “Plinio l’eroe di Pompei”, come titolò la Cnn quando nel 2017 fu ritrovato il suo presunto teschio al Museo di Arte sanitaria di Roma: in quell’occasione inventò la protezione civile, oltre a meritarsi sul campo il titolo di «protomartire della scienza sperimentale» riconosciutogli da Italo Calvino. Quest’ultimo, probabilmente, se potesse gli cederebbe per stima qualche migliaio dei 400 mila euro che hanno visto il suo centenario come la celebrazione più finanziata tra quelle riconosciute dal ministero della Cultura per il 2023, proprio davanti al bimillenario pliniano, sostenuta con 60 mila euro.

Sei anni fa, nell’ambito del festival “Le primavere” de “La Provincia”, avviammo anche un cammino fisico e concreto verso questo bimillenario con la passeggiata “Alle fonti della conoscenza. Dalla Naturalis Historia a Wikipedia” e oggi fa molto piacere, come leggerete a pagina tre nell’articolo di Massimiliano Mondelli - elemento trainante del Comitato pliniano assieme al presidente di Fondazione Volta Luca Levrini - che tutto il territorio lariano sia prodigo di iniziative nel segno dell’illustre conterraneo. Quando avrete finito di leggere le pagine seguenti, ricche di contributi importanti, vi consigliamo di approfondire con la biografia dei due Plinii “All’ombra del Vesuvio” scritta dall’inglese Daisy Dunn ed edita in Italia nel 2020 da Solferino Libri.Il volume si conclude proprio a Como, da dove l’autrice riparte con la convinzione che «Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane furono uomini del Rinascimento ante litteram». Sempre attuali e sempre avanti. Da duemila anni.

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