Isabella di Castiglia: la santa inopportuna

La causa di beatificazione avviata nel 1957 è stata di nuovo bloccata per ragioni politiche: oltre ai nativi americani, pesano la conversione forzata dei musulmani e l’espulsione degli ebrei

Francesco Peloso

Una beatificazione che, per ora, quasi certamente non si farà: è quella di Isabella di Castiglia, regina fra i 1475 e il 1504; insieme al consorte, Ferdinando d’Aragona, passarono alla storia come i sovrani che completano la “reconquista” della Spagna, strappando anche l’ultimo regno ancora in mano agli arabi della penisola iberica, quello di Granada: era il 1492, lo stesso anno in cui, grazie al loro finanziamento, Cristoforo Colombo partì per il suo viaggio che lo portò a scoprire le Americhe, e in cui i sovrani di Spagna, costrinsero gli arabi che volevano continuare a vivere nel Regno di Spagna a convertirsi al cattolicesimo, decretando, inoltre, la cacciata dal regno di tutti gli ebrei.

La causa di beatificazione era stata avviata nel 1957 dalla diocesi di Valladolid, città dove Isabella è morta. Nel 1972 si è conclusa la fase diocesana della causa e nel 1974 Isabella è stata dichiarata “serva di Dio”. Il processo, da quel momento, è andata avanti con non poche difficoltà, finché nel 1993 una lettera della Segreteria di Stato vaticana comunicava alla Congregazione delle Cause dei Santi della Santa Sede che «le circostanze consigliano di approfondire alcuni aspetti del problema, dedicando un tempo adeguato allo studio e alla riflessione».

Il vescovo sostenitore

Il Vaticano, insomma, con prudenza, poneva un primo freno alla causa di beatificazione della regina. Nel frattempo, la diocesi di Valladolid ha proseguito la ricerca storica sulla monarca, organizzando simposi e convegni internazionali in cui si è cercato di mettere in luce più le virtù cristiane di Isabella che i suoi atti di governo. Da ultimo, tuttavia, alla fine dello scorso ottobre, il presidente della Conferenza episcopale spagnola e arcivescovo di Valladolid, Luis Argüello, ha riconosciuto pubblicamente per la prima volta le difficoltà nel processo di canonizzazione della regina Isabella I di Castiglia. «La Segreteria di Stato ha consigliato, per ragioni di prudenza politica, di sospendere il processo, non di chiuderlo», ha ammesso il vescovo che ha voluto lasciare comunque un barlume di speranza, aggiungendo che il processo rimane “attivo”.

La questione degli indigeni

Mons. Argüello si è espresso in questi termini durante la prima sessione del Secondo Ciclo di Conferenze sulla monarca, organizzato dall’Università Cattolica di Ávila (Ucav), dal titolo “Promozione politica e culturale. Persone e istituzioni al tempo di Isabella la Cattolica”. Nel suo discorso, riporta il periodico d’informazione religiosa e cattolica “Vida Nueva”, il presidente dei vescovi ha spiegato che negli ultimi anni si è impegnato a diffondere la conoscenza della vita e delle virtù di Isabella affinché la Chiesa la riconosca ufficialmente come “beata o santa”, un impegno che richiede, tra le altre cose, di “coltivare la devozione” nei suoi confronti. Allo stesso tempo, Argüello ha sottolineato come Isabella I di Castiglia e il suo ruolo nelle Americhe «non possano essere spiegati solo attraverso la lente della conquista».

A questo proposito, ha sottolineato che «nel XVI secolo, la Spagna ha gettato le basi per i diritti umani affermando che tutti gli indigeni avevano un’anima, proprio come gli spagnoli». Questo riconoscimento della dignità dei popoli indigeni portò alla mescolanza di razze tra spagnoli e indigeni, in contrasto con l’approccio colonizzatore degli anglosassoni e dei francesi. In questa prospettiva, l’arcivescovo ritiene che il ruolo della regina sia stato fondamentale, poiché considerava «i popoli indigeni come sudditi della corona, con gli stessi diritti di coloro che si trovavano su una sponda dell’Atlantico e di coloro che si trovavano sull’altra sponda».

Teorie, quelle dell’arcivescovo, che possono essere facilmente confutate da chi la storia la guarda dalla parte dei vinti, cioè di quei popoli indigeni che furono le prime vittime del colonialismo spagnolo nelle Americhe. Tuttavia a costituire un problema di non poco conto nella causa di beatificazione della sovrana, ci sono certamente due elementi che, osservati con gli occhi di oggi, appaiono in clamorosa contraddizione con l’attuale magistero della Chiesa. In primo luogo la conversione forzata dei musulmani, poi l’espulsione degli ebrei dal Regno di Spagna.

Il decreto che sanciva la fine della presenza ebraica, pubblicato il 31 marzo del 1492, dava tempo fino al 31 luglio di quello stesso anno, agli ebrei espulsi di lasciare i territori del Regno. “…Ordiniamo in questo editto che ebrei ed ebree di qualsiasi età - si affermava infatti nel testo - che risiedono nei nostri domini o territori partano con i loro figli e figlie, domestici e parenti di tutte le età alla fine di luglio di quest’anno e che non osino tornare alle nostre terre e non facciano un passo avanti per sconfinare, in modo che se un ebreo che non accetta questo editto viene trovato in questi domini o vi ritorni, sarà condannato a morte e alla confisca delle sue proprietà”. Lasciarono il paese fra i 100 e i 150mila ebrei, che andarono a formare le loro comunità nel Maghreb e soprattutto nei vasti territori dell’impero ottomano, dove era concessa la libertà di culto alle minoranze religiose. Sembra che la prima stesura del decreto sia stata affidata a Torquemada, primo inquisitore del Regno. D’altro canto a Isabella, detta appunto la cattolica, importava ricostruire l’unità religiosa della Spagna, per questo diede vita anche al Tribunale dell’inquisizione.

Nel contesto attuale dunque, appare molto difficile che la causa di beatificazione di Isabella di Castiglia possa andare avanti, dopo essere stata stoppata da ben tre papi: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco Si tenga presente, infine, che solo poche settimane fa papa Leone XIV ha celebrato i 60 anni del documento del Concilio Vaticano II dal titolo: “Nostra aetate” (1965), il testo rompeva con secoli di antigiudaismo cattolico, cancellava l’accusa di deicidio rivolta agli ebrei che era all’origine di tante persecuzioni, compresa quella messa in atto dai nazisti. Non solo: Nostra aetate oltre a promuovere il dialogo con gli ebrei, avviava il dialogo con le tante tradizioni religiose del mondo, a cominciare dall’Islam.

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