
(Foto di foto Stefano Bartesaghi)
Un fiume da tenere in maggiore considerazione: non solo ha spinto l’economia per secoli ma ha anche ispirato scrittori, poeti e artisti a partire dal premio Nobel Quasimodo. Vi proponiamo un’anteprima di un nuovo saggio
Ogni fiume possiede un tratto distintivo, o meglio una propria personalità. Quella del Lambro si rintraccia già all’origine, nel suo nascere. Alla fonte i suoi vagiti sono intervallati. Come i pianti di molti neonati che lanciano lunghi acuti per poi arrestarsi, prendere fiato e ricominciare a far sentire la loro voce.
Così procede l’erogazione dell’acqua alla sorgente del Lambro: esce un fiotto continuo che scema fin quasi a interrompersi del tutto e, dopo alcuni istanti, riparte. Un fenomeno a intermittenza. La sorgente si trova a 944 metri sul livello del mare, in località Piano Rancio, nel cuore dei monti dell’alta Brianza che disegnano il Triangolo lariano e svettano con i 1686 metri del monte San Primo. Un’iscrizione scolpita nella roccia, ma consunta, dice: «Qui nasce il Lambro con un fil di voce linda linda». Una targa leggibile rafforza la segnalazione e certifica che da quel rivolo d’acqua inizia il viaggio del fiume che, per 130 chilometri, attraversa la Lombardia fino a raggiungere l’antico borgo di San Colombano al Lambro per immettersi, poco più a sud, nel Po, in località Lambrinia.
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