Nessun pericolo dall’intelligenza artificiale, se noi siamo preparati

Il genetista Edoardo Boncinelli su ChatGpt: «Godiamoci quello che può offrirci, senza preoccuparci per qualcosa (la coscienza) che non sappiamo se avrà mai»

Dovendo interagire con un’“AI chat”, una chat in cui alle mie domande risponde un’intelligenza artificiale (AI, per “artificial intelligence”), inizio dai convenevoli, come ti chiami? Chi sei?

Con solo un momento di ritardo, forse la timidezza del primo incontro, mi risponde, «Sono conosciuto come ChatGPT, un modello di linguaggio sviluppato da OpenAI. Questo è il mio nome commerciale e come mi identifico quando interagisco con gli utenti». La conversazione, non essendo condivisa al bancone di un bar o ad un ristorante, risulta un po’ macchinosa: «Sono stato addestrato su una vasta quantità di testo per rispondere alle domande e fornire informazioni su una vasta gamma di argomenti. Sono qui per aiutarti a trovare le informazioni che stai cercando o per aiutarti a risolvere i problemi».

OpenAI è un’azienda americana nel campo dell’AI che si occupa di sviluppare tecnologie di AI avanzate, come il Natural Language Processing e il Machine Learning. ChatGPT è stato addestrato su un corpus di testo che include notizie, conversazioni, libri, e molto altro ancora. Questo gli permette di comprendere e rispondere in modo coerente a molte diverse tipologie di domande e richieste.

Quando gli chiedo quale sia il suo futuro, forse intende le mie preoccupazioni, e mette subito le mani avanti: «Come intelligenza artificiale, non ho desideri o aspettative personali per il futuro. Il mio futuro dipenderà dalle decisioni e dai piani dei miei sviluppatori e utenti. Potrei essere utilizzato in molte applicazioni diverse, come assistente virtuale, risposte a domande, traduzioni, generazione di testo, e molte altre ancora. L’obiettivo a lungo termine di OpenAI è di sviluppare intelligenze artificiali che possano aiutare a risolvere i problemi più importanti del mondo e migliorare la vita delle persone. Spero di essere in grado di contribuire a questo obiettivo in futuro».

Per quel che mi riguarda, la conversazione languisce qui, ma diversi milioni di persone nel mondo hanno già interagito con ChatGPT, il quale parla correttamente diverse lingue, compreso l’italiano. Risponde a domande complesse argomentandole, non come siamo abituati finora con Alexa, Siri o l’assistente di Google, e impara continuamente grazie ad un database in continuo aumento.

Ora la questione è: sarà qualcosa di utile o dobbiamo invece averne paura? Ne abbiamo parlato con Edoardo Boncinelli, neuroscienziato di fama mondiale ma anche noto saggista e divulgatore, autore di numerosi titoli fra i quali, nel 2020 “L’infinito gioco della scienza. Come il pensiero scientifico può cambiare il mondo”, per Il Saggiatore, o “I miei lirici greci” (San Raffaele, 2008), una personale raccolta di poesie, che confermano l’autore come una delle più eclettiche menti della cultura italiana.

Professor Boncinelli, dove possiamo arrivare con l’intelligenza artificiale?

Dove può arrivare dipende in parte dai ricercatori e in parte dalla realtà, che nessuno conosce, perciò oggi non lo possiamo sapere. Dobbiamo però stare attenti a non credere a tutto quel che ci viene raccontato. Ricordiamo che per AI si intende capacità di far fare a una macchina certe azioni a livello sempre più alto, che significa sempre più veloce, sempre più informato, sempre più logico.

Per ora non può avere una sua volontà, una sua libertà... insomma quella che noi chiamiamo coscienza. Se succederà oppure no, al momento non lo sa nessuno, e in genere si è propensi a dire che la coscienza è al disopra del livello di una macchina. Quel che è certo, invece, è che si possono fare sempre più cose divertenti, e sempre più fantasmagoriche, come comporre un poema o un quasi-poema. Sono molto fiducioso nel futuro ma molto guardingo nel presente.

Non stiamo demandando ad una macchina dei compiti che dovrebbero essere di chi prova sensazioni ed emozioni?

Ora su questo non c’è dubbio, ma vorrei tenere aperte tutte le opzioni. Chi avrebbe potuto pensare che le particelle non seguivano la traiettoria per andare da un punto A ad un punto B? Non lo avrebbe potuto dire nessuno prima della scoperta della meccanica quantistica. Mai dire mai nella scienza. A noi piace speculare e i libri di fantascienza lo hanno sempre fatto bene. Quindi per ora teniamo i piedi per terra e godiamoci quel tanto che già c’è senza andare a preoccuparsi per qualcosa che non c’è e non sappiamo se ci sarà.

In qualche libro fantascientifico si ipotizza che ci sostituiranno.

Io non credo ci convenga che queste macchine diventino troppo autonome, e starei anche attento a non pretendere troppo. Non dimentichiamo che una continua e sempre maggiore rapidità, pur essendo un valore quantitativo può trasformarsi in qualitativo. Ad oggi, però, quello che non vedo è il pericolo; alla base del pericolo si trova un’insicurezza in se stessi. Se invece siamo sicuri di noi stessi non c’è pericolo.

E dei grandi successi artistici di queste AI cosa pensa?

Anche della fisica di un secolo e mezzo fa si dicono cose assurde; mantengo un certo scetticismo però sulle cose troppo belle, che spesso sono false.

La paura dell’uso di queste chat a livello scolastico è giustificata?

Questo lo vedo come un fattore più generale. È un problema se abbiamo cittadini, o più in particolare studenti che già hanno la passione per l’imbroglio. Anche delle macchine tessili a suo tempo si diceva fossero pericolose. Non scherziamo e prendiamoci le nostre responsabilità.

Come approcciarsi a queste macchine, quindi?

Pensiamo a quello che è il “pericolo” del web. Se chi legge ha una cultura, un’esperienza e una maturità alle spalle legge bene e trova cose utili, se alle spalle non ha nulla cade ed estrapola dal primo venuto. Anche in questo caso il problema è lo stesso: volta per volta si vedrà cosa fare.

Alcuni studi riportano già uno stile adottato da ChatGPT molto simile all’autore che gli si chiede di “imitare”... ma ancora non perfetto.

Anche nel leggere un semplice libro devi essere preparato. Pensi: che male mi può fare? Che ne sai.... se ti crea delle idee sbagliate, e queste idee se le fanno qualche milione di persone, allora diventa un problema. Quindi tutto va fatto studiando e a partire da una propria idea.

È quindi ancora la modalità di approccio ad essere importante.

Assolutamente, ma è importante quello che ho nello zaino. Se nello zaino ho cose di poco valore mi farò imbrogliare mentre se ho cose di valore no. Lo zaino, naturalmente, è la propria cultura personale.

Nota a margine: una frase di questo articolo non è mia, ma di ChatGPT, quando gli ho chiesto di scrivermi un articolo su di lui. Rileggendo, mi cade subito all’occhio, e tiro un sospiro di sollievo (per ora).

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