Affaticamento e cambi d’umore: ecco i segnali da non sottovalutare durante la terza età

Sapersi curare Dopo i 60 è consigliabile un bilancio cognitivo e funzionale. Ma il segreto dell’eterna giovinezza affonda le sue radici molto più lontano

Contrastare la fragilità fisica e cognitiva è un aspetto fondamentale per invecchiare al meglio. Il passare del tempo però per molti non è facile da accettare e questo ritarda, anche di anni, una visita specialistica per fare il punto sulla situazione.

Ma a che età è giusto rivolgersi a uno specialista? «Parlando di prevenzione – sottolinea il geriatra Angelo Bianchetti – è giusto precisare che la prevenzione dell’invecchiamento patologico comincia fin da bambini, addirittura molti studi parlano anche di epoca prenatale. Il geriatra dovrebbe intervenire in una certa fase della vita, diciamo dall’età tardo adulta, quando la persona non è ancora malata o disabile e può esserci una condizione ideale per prevenire la fragilità».

Dopo i 60 anni, insomma, sarebbe corretto fare un bilancio dal punto di vista cognitivo e funzionale in modo da avere suggerimenti che riguardano gli stili di vita e un’adeguata correzione di alcune situazioni che potrebbero progredire e dare problemi. «Esistono dei segnali – conferma lo specialista – che consentono di intravedere una riduzione della performance ma purtroppo molto spesso i pazienti arrivano da noi quando il problema è già in fase avanzata».

Ci sono, inoltre, dei campanelli d’allarme per la persona stessa o per i familiari: la fatica a svolgere operazioni o compiti che prima si svolgevano senza nessun problema, la tendenza a uscire meno, un calo di peso, una stanchezza generale e cambi repentini del tono dell’umore. «Alcuni eventi stressanti – aggiunge il medico – possono influire. Può capitare, ad esempio, che una persona di 65 anni autonoma, che ama andare in bicicletta, a seguito di una malattia o di un ricovero in ospedale, una volta tornato a casa faccia fatica a riprendersi, a camminare o a alimentarsi». Stessa cosa può capitare a seguito di un lutto, o al momento della pensione.

Tra i problemi dell’anziano c’è anche la politerapia. L’obiettivo degli specialisti oggi è quello di rivalutare queste terapie per de-prescrivere quelle che non sono più necessarie. Oltre alle medicine prescritte, infatti, spesso vengono assunti anche farmaci da banco e prodotti naturali. «Sebbene siano prodotti naturali – precisa – hanno un effetto farmacologico, quindi, bisogna informare il medico che si stanno usando queste sostanze». I farmaci, inoltre, devono essere ben conservati in luoghi freschi e lontano dalla luce e non vanno mai interrotti se non c’è l’indicazione a farlo, perché potrebbero dare effetti negativi. «Spesso gli anziani dimenticano di assumere i farmaci – precisa – oggi oltre ai classici blister dove mettere tutte le medicine da prendere ci sono anche delle applicazioni che avvisano la persona attraverso il cellulare che è il momento di assumere la terapia».

Importante anche intercettare problematiche dell’udito in quanto l’ipoacusia è un fattore di rischio di alcune patologie, oltre che di isolamento sociale. «La persona – dice – non deve avere vergogna di dire che non sente bene. Oggi esistono anche degli apparecchi estremante sofisticati per correggere l’ipoacusia».

Anche l’alimentazione è fondamentale in termini di prevenzione. «L’anziano – conclude Bianchetti – deve avere un adeguato apporto di proteine, sia animali che vegetali, cosa che spesso manca in quanto per ragioni di gusto l’anziano tende a perdere interesse per il cibo salato o saporito, a favore di quello dolce». Tra gli altri fattori ci sono anche i costi più alti per certi alimenti, così come il maggiore impegno a cucinarli.

Le proteine vanno associate a cibi che consentono l’apporto di micronutrienti come frutta e verdura. No a esagerare con il sale, così come a cibi già pronti e molto processati. Meglio in questo caso preferire prodotti surgelati. Importante anche l’idratazione con la persona anziana che, salvo indicazioni diverse da parte del medico, deve bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno.

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