Cachessia, cos’è e quali pericoli comporta?

La patologia Dalla perdita di massa corporea all’atrofia muscolare. Sindrome conseguente ad altre patologie, interessa il 10% degli over 75

La cachessia è una malattia debilitante che comporta una patologica perdita di massa corporea a cui si associano altre condizioni gravi come atrofia muscolare, debolezza e una significativa perdita di appetito. Si tratta di una problematica molto frequente soprattutto nella popolazione anziana, in quanto interessa circa il 10% degli over 75.

Il termine cachessia deriva del greco kakòs, cattivo, e da exis, condizione.

«È una sindrome – spiega Sara Zazzetta, geriatra del Policlinico San Marco di Zingonia (Bg) – che conduce ad un aumento di morbidità, ossia lo sviluppo di altre malattie, e di mortalità». La cachessia è secondaria alla presenza di patologie croniche debilitanti come tumori, problematiche cardiache e polmonari, disfagia, malassorbimento e per tale motivo può colpire a qualsiasi età.

Il meccanismo con cui queste malattie conducono alla cachessia è ancora poco conosciuto. «Quello che a oggi sappiamo – dice ancora Zazzetta – è che vi è un aumento dello stato infiammatorio tipico delle malattie croniche, alterazioni metaboliche complesse e riduzione dell’appetito, con conseguente riduzione nella assunzione di nutrienti»

Nell’anziano, come aggiunge la specialista, la situazione è ulteriormente aggravata dal declino della funzione muscolare e del sistema immunitario tipico dell’età avanzata, ragion per cui parliamo di una malattia grave, altamente impattante la qualità e, in alcuni casi, anche la durata della vita stessa.

Caratteristica comune degli anziani affetti da cachessia è la perdita di peso non volontaria, fino a tre chilogrammi alla settimana, che inevitabilmente conduce ad una perdita di massa magra (muscoli). Questo porta con sé astenia, difficoltà a compiere le attività della vita quotidiana, aumento del rischio di caduta fino addirittura, nei casi più gravi, allettamento. L’anziano cachettico, inoltre è più soggetto a sviluppare depressione, disturbi del sonno, disturbi cognitivi, con conseguente scadimento della qualità di vita.

Sebbene sia frequente nella popolazione anziana, ad oggi la cachessia è purtroppo sottovalutata e poco riconosciuta anche se è possibile evitarla facendo in primis una corretta prevenzione.

«In termini di prevenzione, la prima cosa da fare è correggere l’alimentazione, che deve essere adeguata sia dal punto di vista nutrizionale, ossia ricca di proteine, frutta e verdura, sia per quanto concerne la consistenza. Se per esempio il soggetto mostra difficoltà deglutitorie, il cibo andrà frullato o tritato. Se l’apporto proteico o calorico non fosse sufficiente, invece, è indispensabile l’utilizzo di integratori o di farmaci in grado di stimolare l’appetito. A questo va associata un’attività fisica regolare commisurata alle capacità del soggetto e, in ultimo, il controllo delle malattie croniche sottostanti.

Gli specialisti coinvolti sono molti, l’approccio a questi pazienti è infatti necessariamente multidisciplinare e prevede la collaborazione di diverse figure tra cui il medico di medicina generale, il geriatra, il nutrizionista, il fisioterapista, il logopedista, senza dimenticare il ruolo fondamentale di colui che assiste il malato, il caregiver che andrebbe sempre coinvolto.

«Possiamo affermare – conclude la specialista - che l’anziano possiede alcune caratteristiche peculiari che lo differenziano dall’adulto e che si mostrano ancora più evidenti quando il soggetto necessita di cure mediche complesse. Il geriatra, per sua formazione, è lo specialista a cui affidare l’anziano fragile, affetto da patologie invalidanti come la sopracitata cachessia».

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