Collo dell’utero e Papilloma virus. Obiettivo zero casi entro 15 anni

Vaccino Estendere la vaccinazione anche ai ragazzi è stato un ulteriore passo in termini di prevenzione

Il vaccino per contrastare gli effetti dannosi del Papilloma virus si è dimostrato un’arma vincente nello scongiurare l’insorgenza del carcinoma della cervice uterina.

Estendere la vaccinazione anche alla popolazione maschile è stato un ulteriore passo in termini di prevenzione. Lo dimostra anche uno studio australiano che ha messo in evidenza una netta riduzione dell’incidenza dei tumori vaccinando anche il maschio. La ricerca ha anche dimostrato che se si continuerà con i programmi di screening, il tumore al collo dell’utero in 10/15 anni potrebbe scomparire o comunque diventare raro. Per quanto riguarda la nostra provincia a inizio 2022, Ats Insubria ha attivato il programma di screening del carcinoma della cervice uterina per le donne tra i 25 e i 64 anni.

Infezioni a trasmissione sessuale

La campagna preventiva integrata ha l’obiettivo di diagnosticare eventuali lesioni del collo dell’utero, causate dai ceppi a rischio oncogeno del Papilloma virus umano (Hpv), in una fase precoce, prima che le stesse evolvano nel tumore maligno della cervice uterina. Nel caso di esito positivo dei test di screening la donna viene inserita in un percorso specialistico ginecologico di approfondimento diagnostico tramite colposcopia e di monitoraggio nel tempo con eventuale trattamento in una fase antecedente allo sviluppo di una forma tumorale. I virus della famiglia Hpv rappresentano la più comune delle infezioni a trasmissione sessuale; il contagio può avvenire anche tramite semplici contatti nell’area genitale. Vi è ormai evidenza scientifica circa il fatto che nel 99% dei casi di cancro della cervice uterina è presente, come agente oncogeno, il Papilloma virus

Donne tra 25 e 29 anni

Il nuovo programma pubblico di screening consiste nell’offerta attiva del Pap test alle donne di età 25-29 anni, non già vaccinate per Hpv in età adolescenziale. Le donne tra 30-64 anni, indipendentemente dallo stato vaccinale per Hpv, sono invitate per esecuzione di Hpv Dna test su striscio cervicale (medesima metodica di prelievo seguita per il Pap test) da ripetersi ogni 5 anni in caso di negatività. Il prelievo in entrambi i casi è effettuato presso la rete dei Consultori Familiari delle tre Asst e nell’ambulatorio dedicato dell’ospedale Sacra Famiglia Fatebenefratelli di Erba. Le donne più giovani, già vaccinate precedentemente con ciclo completo di vaccinazione anti Hpv, saranno invitate per la prima volta allo screening, con Hpv Dna test ogni 5 anni, a partire dai 30 anni d’età. «Le campagne di screening sono indispensabili – spiega Giuseppe Catanoso, direttore sanitario di Ats Insubria - per incidere sulla prevenzione e garantire diagnosi precoci alle fasce di popolazione, potenzialmente esposte al rischio di cancro. Il programma di screening per il tumore della cervice uterina permette di effettuare con un unico prelievo cervicale, sul medesimo campione biologico, sia l’esame citologico (Pap test) che quello molecolare con ricerca dell’Hpv- Dna. In caso di positività dell’Hpv - Dna test e contestualmente del Pap test la donna è contattata dal Centro Screening di Ats e posta in carico tempestivamente alle Divisioni di ginecologia delle Asst per effettuare la colposcopia gratuita».

Da gennaio a giugno Ats ha invitato a screening 11.938 comasche della fascia 25-64 anni. Hanno aderito all’invito 9.579 donne pari al 36%. Le donne inviate a colposcopia per positività dei due test sono state pari a 305 ovvero il 3,2%.

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