Crampi, perdita di peso, gonfiore. Cosa succede quando il fisico “respinge” il glutine?

La malattia La celiachia è una patologia di tipo auto-infiammatorio che danneggia l’intestino. Per la diagnosi esistono percorsi specifici, come il dosaggio degli anticorpi antitransglutaminasi

La celiachia (o malattia celiaca) è una malattia intestinale auto-infiammatoria scatenata dalla reazione del sistema immunitario in seguito all’ingestione di glutine e dei suoi derivati, in persone geneticamente predisposte. In soggetti geneticamente predisposti, questa infiammazione cronica danneggia la mucosa dell’intestino tenue, impedendo l’assorbimento di alcuni nutrienti.

I sintomi possono variare, tra quelli classici ci sono diarrea, gonfiore addominale e meteorismo, crampi all’addome e perdita di peso, che sono però presenti solo in parte dei pazienti. Non è raro, infatti, che la diagnosi venga fatta sulla base di alterazioni di laboratorio come l’anemia da carenza di ferro. La celiachia può essere inoltre associata ad altre malattie autoimmuni, come la tiroidite autoimmune, la vitiligine o la gastrite autoimmune. Utile precisare, inoltre, che non tutte le persone che hanno reazioni dopo ingestione di glutine sono celiache. Esiste anche la “gluten sensitivity”. In questi casi l’ingestione del glutine determina la comparsa di una sintomatologia varia e aspecifica (nausea, dolori addominali, diarrea, cefalea, astenia, ecc) che si risolve eliminando il glutine dalla dieta ma in questo caso non ci sono biomarcatori di aiuto per fare la diagnosi, che rimane prevalentemente clinica. Esiste anche l’allergia al glutine che si manifesta tipicamente con quadri di anafilassi indotte dall’ingestione dell’alimento accompagnate da esercizio fisico.

Il test cutaneo

«Oggi purtroppo ancora molte persone – conferma Yacoub – utilizzano indiscriminatamente il termine allergia o intolleranza alimentare e questo può causare confusione, per esempio in situazioni dove la precisione invece è importante come nei pazienti allergici, nel contesto della ristorazione. Succede anche che le persone dicano di essere intolleranti, senza però essersi mai rivolte a uno specialista e questo porta all’eliminazione di alcuni cibi senza motivo». Una scelta che può significare la carenza di nutrienti essenziali, ma anche un problema in termini di diagnosi. Eliminare il glutine, ad esempio, può significare un falso negativo in occasione di un test per la celiachia. «Per la diagnosi è molto importante la storia clinica del paziente – conferma – ma esistono anche dei test specifici. Per le allergie alimentari il primo step è l’esecuzione di un prick test. Si tratta di un test cutaneo che consiste nel pungere la cute dell’avambraccio con un’apposita lancetta dopo aver applicato una goccia di allergene. Un ponfo sulla pelle significa una sensibilizzazione a quell’estratto alimentare». Non sempre però questo test consente una diagnosi certa, possono essere necessarie delle indagini molecolari delle IgE specifiche. «In questo caso si vanno a dosare le molecole – prosegue– e questa è un’opportunità molto importante perché non tutti gli allergici sono uguali. In alcuni casi, infatti, il paziente deve evitare completamente l’alimento ma in altri lo può consumare cotto, in altre situazioni possono esserci dei fattori che scatenano la reazione e tra queste l’assunzione di antiinfiammatori o di alcol». Per la diagnosi di celiachia, esistono percorsi specifici e in particolare il dosaggio degli anticorpi antitransglutaminasi, che sono positivi in un paziente celiaco non ancora in dieta priva di glutine.

L’enzima lattasi

Stessa cosa per l’intolleranza al lattosio dove viene eseguito un Breath test lattosio che consiste nell’analizzare la quantità di idrogeno espirata dal paziente prima e dopo la somministrazione di una dose di lattosio. A seguito di diagnosi al paziente può essere consigliata l’esclusione dell’alimento o degli alimenti che provocano i sintomi, ad esempio nei pazienti con allergia alimentare o celiachia. Esistono invece situazioni, come per l’intolleranza al lattosio, dove è possibile prescrivere degli integratori. Si tratta di compresse contenente l’enzima lattasi e possono aiutare, se assunti prima di un pasto contenente lattosio, a limitare gli effetti indesiderati.

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