Dal controllo del peso a quello della glicemia. Ci fidiamo delle App?

È in costante aumento la diffusione di programmi per il controllo “a distanza” della salute - È utile però capire dove saranno custoditi i nostri dati

Nel mondo sono in costante aumento le app per la salute. Ma sono davvero utili? E come possiamo scegliere degli strumenti affidabili? Quello delle applicazioni è un settore in costante evoluzione e per il quale non esistono ancora normative così precise. Nei prossimi anni, però, le cose dovrebbero cambiare.

Il tema della app, infatti, è da tempo sotto osservazione da parte dei ministeri della Salute e dell’Innovazione tecnologica, così come dall’Istituto Superiore di Sanità e da Agenas. A questi si aggiunge la Società Italiana di Telemedicina (Sit).

Il nodo dei dati personali

«Gli ultimi dati parlano di oltre 160mila app legate alla salute con un miliardo di utilizzatori nel mondo – spiega il professor Antonio Vittorino Gaddi, presidente della Sit – e per i cittadini è molto difficile orientarsi e stabilire quali applicazioni siano affidabili o meno. Anche perché spesso i produttori utilizzano slogan e immagini basate sui canoni standard del marketing e per questo è facile scambiare una app con un’altra».

Altra questione non di poco conto è quella legata ai dati dell’utente. «Molte applicazioni chiedono dei dati personali – aggiunge il medico, specializzato in cardioangiologia e gerontologia - ma spesso non è chiaro dove questi vadano a finire. Alcune app, inoltre, possono contenere strutture interne non del tutto compatibili con i vari devices e non garantire nel tempo la funzionalità per i vari sistemi operativi». Prima di scaricare l’app è importante, ad esempio, capire dove verranno custoditi i dati personali e sanitari o cosa succederà agli stessi se si andrà a cambiare il device di utilizzo nel tempo.

App per il controllo della pressione, per quello della glicemia, del peso, dell’ovulazione e molto altro. Sono davvero numerose le applicazioni che sono nate negli ultimi anni con la promessa di aiutare l’utente a tenersi monitorato costantemente grazie al supporto della tecnologia. Alcune, lo dicono anche gli esperti, sono affidabili, altre no. Di chi fidarsi allora? Anche perché utilizzare strumenti non precisi potrebbe rivelarsi pericoloso. Pensiamo, ad esempio, a una app per il controllo della glicemia. Se i dati comunicati all’utente non sono corretti c’è il rischio che si intervenga per abbassare i valori anche con farmaci che potrebbero rivelarsi, in quella situazione, nocivi. Per evitare problemi di tipo giuridico, anche se alcune cause sono già in corso, molti produttori di app autocertificano che il loro prodotto è per il benessere, cercando così di svincolarsi da responsabilità di tipo sanitario. Ma la realtà dei fatti è che il 90% degli utenti le utilizza con finalità mediche.

«È complesso scegliere le app a cui affidarsi – aggiunge l’esperto – anche perché al momento non c’è, ma in futuro ci sarà, un marchio italiano ed europeo che ne certifichi l’affidabilità. Oggi un’indicazione potrebbe essere quella di verificare chi è la fonte. Se è un ente pubblico o una società scientifica registrata nelle liste del Ministero possiamo pensare di dare fiducia a queste applicazioni».

Le società accreditate

Sono circa 300 le società scientifiche accreditate con il ministero e tra queste la Sit è l’unica società di Telemedicina presente. «Come Sit pensiamo che sia necessario per il cittadino – prosegue il professor Gaddi – sia per le app che per i devices, su scala nazionale e possibilmente anche europea, avere più garanzie attraverso un marchio che certifichi il valore del prodotto. La nostra posizione è che le app devono essere approvate, e non messe in libera vendita, per evitare inganni ma anche rischi per la salute». L’auspicio è così quello di scoraggiare l’uso di app poco attendibili, ma anche di avere a breve strumenti che diano informazioni corrette. «Grazie al Pnrr – conclude – si può prospettare un futuro, e parlo di uno o due anni, in cui le informazioni sanitarie circoleranno in modo protetto, conservabile e visibile e le applicazioni saranno utilizzate dal cittadino e da tutti gli attori della catena della salute come strumento professionale, legato anche alle piattaforme del servizio sanitario o al fascicolo sanitario. App che saranno quindi certificate».

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