Dal controllo della glicemia all’insulina. Un’alleanza tra insegnanti e famiglie

Sui banchi La convivenza con il diabete comporta la gestione del comportamento dei bimbi. Va fatto di tutto per garantire che essi partecipino alla vita scolastica in modo tranquillo

La convivenza con il diabete di tipo 1 (Dt1) comporta la gestione del comportamento dei bambini, dei ragazzi e dei genitori per rendere il più possibile serena la vita del malato pure a scuola, dove non deve sentirsi diverso dagli altri compagni. Per questo motivo i medici e i volontari affiancano le famiglie anche a scuola.

È utile sapere, come è stato evidenziato nel convegno comasco, che gli alunni con Dt1 non hanno bisogni educativi speciali, non vanno trattati in modo diverso e va fatto di tutto per garantire che essi partecipino alla vita scolastica in modo tranquillo. Una tranquillità che nella prima età scolare in genere non viene compromessa, ma che può essere minata crescendo, quando i ragazzi hanno remore a dichiarare ai compagni la propria condizione e temono di essere discriminati.

Per questo Patrizia Pappini, presidente Cdg Lombardia e Legale Rappresentante di “SOStegno 70 Odv - insieme ai ragazzi diabetici” (che supporta gli interventi informativi e formativi a favore del personale scolastico e organizza un incontro annuale con i massimi esperti) spiega che «è giusto chiedere la collaborazione della scuola e i genitori possono domandare con fermezza alla scuola di dare la massima collaborazione nel garantire la continuità terapeutica del loro figlio nelle ore che passa a scuola, che sono peraltro l’80% del tempo che passa fuori casa. Il documento chiave è la Circolare 30 della Regione Lombardia che disegna bene il percorso da seguire e chiarisce chi fa cosa e come. Inoltre esiste uno Schema di intesa tra Regione Lombardia e Ufficio scolastico regionale per la somministrazione dei farmaci a scuola del 2017 (www. sostegno70. org)».

La presidente punta moltissimo sull’alleanza scuola-famiglia il cui fulcro è rappresentato dal Piano terapeutico individuale che tutela malato e scuola e «che è un documento, firmato dal pediatra diabetologo e dai genitori, che deve essere consegnato dalla famiglia, al ritorno in classe dopo l’esordio, e ripresentato all’inizio di ogni anno scolastico. Il Piano è fondamentale per la gestione in sicurezza della cura del diabete», come fondamentale è anche la tecnologia che, con la ricerca, rende più facile la gestione del diabete di tipo 1 con l’utilizzo di microinfusori e non più di iniezioni con le penne (salvo in alcuni casi), di sensori in continuo della glicemia che permettono ai minori di avere un immediato rilievo di un problema e un più facile intervento. Ogni azione ben conosciuta e gestita garantisce al bambino un’adeguata continuità terapeutica e assicura che si provveda a scuola a controllare la glicemia, somministrare l’insulina, garantire una giusta alimentazione, far svolgere attività ludico-sportive in sicurezza e gestire le urgenze: in particolare l’ipoglicemia.

Per fare tutto questo è importante che la scuola rappresenti un ponte e non una barriera, come ha sottolineato nell’incontro a Como Emanuela D’Ambros, referente area Inclusione per l’Ufficio scolastico di Como. La docente ha evidenziato che «l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito il concetto di salute come “una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale e non esclusivamente l’assenza di malattia o infermità”»; da questo assunto ha puntato l’attenzione anche sulla didattica inclusiva «che come la didattica generale si occupa delle pratiche di insegnamento e apprendimento di tutti gli alunni e alunne. Si distingue dalla “Didattica speciale” che si concentra sulla condizione di disabilità, si caratterizza per l’orientamento valoriale e la pluralità di pratiche tese al successo formativo di tutti i discenti, si distingue per la valorizzazione delle differenze individuali (comprensive delle infinite caratteristiche individuali umane)».

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