Dieta “pianeterranea”. Per stare in salute
a chilometro zero

Ricerca Secondo “Nature” c’è un modo nuovo di nutrirsi. La proposta viene da uno studio che combina cucina mediterranea e risorse del territorio

È la rivista Nature a presentare la dieta “pianeterranea”. Si tratta di un’alimentazione a km zero su misura per chiunque e in ogni parte del mondo, ma basata comunque sui principi della dieta mediterranea. La proposta arriva dalla Cattedra Unesco di educazione alla salute e allo sviluppo sostenibile dell’Università Federico II di Napoli. Gli esperti parlano di una riduzione del 50% del rischio di infarto e ictus e del 30% di pericolo di diabete.

Una piattaforma dedicata

Unica in Europa a essere dedicata alla prevenzione dello stato di salute della popolazione, agendo su fattori nutrizionali, ambientali e culturali, la Cattedra Unesco è coordinata da Annamaria Colao, ordinario di Endocrinologia e presidente della Società italiana di endocrinologia (Sie), assieme a uno staff di scienziati ricercatori in ambito medico, agroalimentare e ingegneristico, che per questo nuovo modello alimentare hanno coniato il termine “dieta pianeterranea”, a indicarne la portata globale e la validità ovunque nel mondo.

La “pianeterranea” è basata sulle proprietà nutrizionali della dieta mediterranea, ma potrà essere declinata a livello locale utilizzando i cibi disponibili nelle diverse aree del mondo. Come spiegano gli esperti, infatti, le abitudini alimentari scorrette sono una delle principali cause di patologie e problematiche a livello mondiale, tra queste l’obesità infantile, che è in costante aumento, così come le malattie metaboliche e cardiovascolari.

Se per quanto riguarda il nostro Paese è facile reperire alimenti come olio d’oliva, noci, legumi, verdure, cereali integrali, frutta fresca o secca, pesce, latticini e carne. In altri luoghi è comunque possibile reperire frutta, verdura, legumi, cereali integrali e fonti di grassi insaturi con contenuti nutrizionali e caratteristiche simili a quelli tipici della dieta mediterranea, che possono avere comunque benefici sulla salute.

Ecco perché quindi la dieta “pianeterranea”, una dieta mediterranea globale che introduce di volta in volta i cibi tipici del luogo. La dieta verrà lanciata attraverso una piattaforma dedicata della Cattedra Unesco di educazione alla salute e allo sviluppo sostenibile dell’Università di Napoli.

Una sana alimentazione

Sostanzialmente la verdura, la frutta, i cereali e i grassi insaturi disponibili in diverse parti del mondo possono essere combinati per mettere a punto paradigmi nutrizionali locali, basati su prove scientifiche, definendo così diverse piramidi nutrizionali che saranno basate sugli alimenti disponibili in un determinato luogo. La “pianeterranea” potrà così comprendere cibi differenti nel Sud-Est asiatico o in America Latina, in base ai vegetali e alle risorse alimentari del posto, e sarà declinata in diverse e nuove piramidi alimentari “locali”, ma dovrà e potrà attenersi ovunque alle regole della dieta mediterranea, e cioè essere principalmente a base vegetale, con un apporto adeguato di grassi mono e polinsaturi e un consumo moderato di pesce, latticini e carne.

L’obiettivo è così da un lato quello di diffondere una sana alimentazione in tutto il mondo per prevenire l’insorgenza di alcune patologie e contrastare gli effetti di quelle già in corso, ma anche di portare benefici all’ambiente, grazie al consumo di prodotti a chilometro zero, rispettosi anche della salute del pianeta.

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