Il carcinoma ovarico: un tumore che si nasconde

La malattia Difficile da identificare e meno evidente di quello al seno. La diagnosi è spesso tardiva con sintomi che sono tipici di altre situazioni

Il carcinoma ovarico, o dell’ovaio, è uno dei più comuni tipi di tumore che interessano la popolazione femminile. Sebbene i numeri nel nostro Paese siano inferiori rispetto ad altre neoplasie, come quelle della mammella, sono comunque tante le donne che ogni anno scoprono la malattia e purtroppo la maggior parte quando questa è già in fase avanzata.

«Il tumore dell’ovaio – spiega Diego Riva, ginecologo presso Smart Clinic di Gruppo San Donato - è al decimo posto per incidenza di tumori nei paesi occidentali e coinvolge circa 5.200 donne all’anno in Italia. Certo, sono numeri inferiori rispetto a tumori più frequenti come mammella, colon e tiroide, ma si tratta comunque di numeri che non vanno sottovalutati». In Italia il tumore della mammella coinvolge 54mila donne all’anno, quindi, l’incidenza è dieci volte superiore a quella dell’ovaio, ma nel secondo caso si tratta di un tumore subdolo in quanto negli stadi iniziali non presenta sintomi evidenti.

«Con l’autopalpazione – aggiunge – le donne possono individuare qualcosa di sospetto al seno, lo stesso non si può dire con quanto accade all’ovaio. Il tumore in questo caso si presenta come una cisti situata nell’addome che all’inizio è piccola e quindi resta misconosciuta, spesso fino a quando la malattia è già al terzo o quarto stadio». Quando questo tumore dà metastasi, che a volte si manifestano come un versamento liquido nell’addome, l’ascite, a quel punto la donna si rivolge al medico per un accertamento. Purtroppo, come detto, in questi casi la malattia si è già estesa.

Nelle fasi iniziali la situazione è spesso asintomatica e se ci sono sintomi, questi non sono semplici da riconoscere in quanto simili ad altre condizioni come la sindrome del colon irritabile. Sensazione di gonfiore alla pancia, fastidio nella zona pelvica, sensazione di stanchezza sono, infatti, sintomi che possono essere tipici anche di altre situazioni.

Il tumore ovarico si presenta in genere dopo la menopausa, in particolare tra i 50 i 69 anni, ma esistono anche forme tumorali che si possono presentare in giovane età. I tumori maligni dell’ovaio si dividono in: tumori epiteliali (85-90% di tutti i casi), che si sviluppano da cellule deputate alla produzione di ovociti, che producono gli estrogeni e il progesterone, tumori delle cellule germinali, in genere rari, più frequenti in giovane età, e tumori dello stroma e dei cordoni sessuali, rari, che originano dal tessuto di sostegno dell’ovaio.

Come detto, i tumori più diffusi sono quelli epiteliali, e le cause ad oggi non sono ancora del tutto note ma quello che si sa è che ci possono essere dei fattori di rischio. «L’obesità e il fatto di non aver avuto gravidanze – conferma Riva – sono fattori di rischio noti, mentre l’aver usato la pillola anticoncezionale è un aspetto che diminuisce il rischio».

«Durante l’ovulazione – precisa il ginecologo – l’ovaio attraversa una fase particolare in cui è a rischio di formare delle cellule anomale; se una donna prende la pillola, invece, non ovula e quindi questa evenienza potenzialmente negativa non si verifica».

Grazie ai passi avanti della medicina oggi è noto che anche alcune mutazioni genetiche del Dna possono essere un fattore di rischio. Per l’ovaio, così come per la mammella, le mutazioni del gene Brca 1 e Brca2 sono un reale pericolo. Secondo le statistiche internazionali, infatti, queste mutazioni sono presenti dal 6 al 25% delle donne con tumore ovarico. Se si hanno 2 o più familiari stretti, come una sorella o la mamma, che sono, o sono stati, malati di un tumore al seno o all’ovaio, si consiglia di parlarne con il proprio medico curante che potrebbe proporre una consulenza genetica per la ricerca di eventuali geni anomali.

«Se a seguito di tutte le indagini – spiega Riva – il rischio per la donna è molto alto oggi è possibile ricorrere a una chirurgia preventiva, andando ad asportare le ovaie. In alcuni casi si va a intervenire anche sulla mammella».

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