Il Long covid colpisce diverse persone: alcuni sintomi e conseguenze del virus possono durare anche anni

Pandemia I medici spiegano che il 10-20% dei contagiati accusa problemi anche a distanza di molto tempo dall’infezione. Dai problemi respiratori all’insonnia. Il racconto di Daniele Luraschi: «Sono passati 24 mesi e non ho ancora recuperato l’olfatto»

Il “Long Covid” colpisce tra il 10% e il 20% delle persone che sono state infettate dal virus. E ci sono casi eclatanti: dopo due anni un medico di Como non ha ancora ritrovato l’olfatto.

Stanchezza, confusione, ma anche difficoltà nella respirazione, non sono ancora così chiare le dinamiche e i contorni di questa malattia che si trascina anche per mesi una volta superate le fasi più acute dell’infezione.

L’Oms: «Tra il 10 e il 20% dei pazienti Covid sviluppa una forma di Long Covid»

Per meglio circoscrivere questo disturbo l’Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato una nuova nota informativa, secondo cui «approssimativamente tra il 10% e il 20% dei pazienti Covid che hanno avuto sintomi acuti sviluppa questa forma chiamata Long Covid». Dunque si tratta di milioni di casi. Nella nostra provincia le positività accertate dall’inizio della pandemia sono circa 225mila, con però una presenza di sintomatologie importanti comunque minoritaria. Di sicuro i pazienti ricoverati sono stati migliaia nel Comasco, all’incirca 7mila.

Sempre secondo l’Oms «il post Covid può insorgere indipendentemente dalla gravità dell’infezione, dalla variante circolante del virus o dall’età della persona». 

Di solito si manifesta a tre mesi dall’inizio del Covid, con sintomi che durano almeno due mesi. Stando alle statistiche sarebbero più colpite le donne degli uomini. I tratta di condizioni spesso debilitanti, con un impatto sul lavoro e sulla vita familiare. Con stress e sofferenza prolungata e ricadute neurologiche.

Strascichi pesanti

Gli esami cardine dei problemi respiratori non mettono in evidenza questi disturbi secondari. La spirometria, il test per la diffusione del respiro, il test del cammino e gli esami sotto sforzo non danno riscontro, ma i guariti non riescono lo stesso a salire normalmente le scale.

«Due anni fa sono finito in ospedale, al Sant’Anna, attaccato al respiratore – ricorda Daniele Luraschi, medico di medicina generale al lavoro in città – e posso dire che un sintomo sicuro da Covid a distanza di così tanto tempo è la mancanza dell’olfatto. L’ho perso non dico del tutto, ma siamo vicini allo zero. Gli strascichi da Covid però sono anche legate a sensazioni ed esperienze personali. Sono difficili da definire. I nostri ospedali si sono attrezzati per seguire i pazienti acuti che hanno superato la malattia grave. Ma i disturbi più sfumati, più lievi, difficilmente finiscono all’attenzione degli specialisti. Anche perché indicare una cura, una terapia, non è scontato. A volte finiamo per prescrivere anti depressivi che offrono anche buoni risultati. Perché la malattia ha piegato i pazienti che oltre una certa non sono poi riusciti a riconquistare una propria vitalità».

Ambulatori dedicati

Lo stesso Luraschi dice che il Covid gli ha «segato le gambe». «Può essere il naturale invecchiamento, ma di certo non sono più una ruspa – spiega il medico – prima del Covid ero molto sportivo, giocavo a tennis, andavo in montagna. Adesso indubbiamente faccio più fatica. E’ stata un’esperienza impattante». Molti altri colleghi, camici bianchi, descrivono le medesime difficoltà, con contorni a volte diversi, ma con una fatica di fondo comune.

«Per i pazienti ricoverati per Covid abbiamo organizzato un ambulatorio dedicato – spiega Pierpaolo Maggioni, direttore generale dell’ospedale Fatebenefratelli di Erba – in particolare durante le ondate più dure, con circa 130 accessi. Gli specialisti hanno seguito le persone nel tempo, soprattutto a livello polmonare, cercando terapie riabilitative per migliorare il tenore di vita. Offrendo anche in parallelo un consulto psicologico e psichiatrico per le difficoltà mentali e gli stati d’ansia». Anche l’Asst Lariana in via Napoleona e a Cantù ha portato avanti un simile lavoro, a partire dai pazienti più gravi usciti dai reparti. «Il monitoraggio a tre o a sei mesi dava la precedenza ai pazienti ricoverati - dice Donato Bettega, direttore della Medicina generale del Fatebenefratelli – con sintomi acuti e problemi ai polmoni. La sorveglianza li ha accompagnati fino a esiti stabilizzanti. Ma il Long Covid descrive anche altri tipi di disturbi, più sfumati, a volte difficili da circoscrivere e da conteggiare. Sofferenza, confusione, stanchezza, problemi che hanno afflitto per mesi anche molti medici rimasti infetti».

Perdita della memoria a breve termine e la cosiddetta “nebbia”

Non sono semplici da individuare queste difficoltà e non è semplice ricevere diagnosi e cure adeguate. Tornando alla scheda pubblicata dall’Oms tra i possibili sintomi di lunga durata vengono citati disfunzioni cognitive, come la perdita della memoria a breve termine o problemi di concentrazione ribattezzati «nebbia».

E ancora fatica ad addormentarsi se non insonnia, alterazioni del gusto e dell’olfatto, tosse, dispnea o comunque fatica nella respirazione, palpitazioni al cuore, una stanchezza estrema, dolori e spasmi muscolari, incapacità a resistere anche a minimi sforzi. Segnalati dai medici di medicina generale anche postumi a livello gastrointestinale come perdita di appetito, nausea, reflusso.

Otto anziani su dieci riferiscono la persistenza di almeno un sintomo

Otto anziani guariti su dieci, stando alle statistiche nazionali, riferiscono al persistenza di almeno un sintomo tra astenia, dispnea, dolore articolare e tosse. Nell’anziano i disturbi cognitivi e psichiatrici aumentano la probabilità di andare incontro a demenza e malnutrizione. I bambini, anche se statisticamente molto di rado, non sono esenti.

«Sebbene la maggior parte delle persone si riprenda con il tempo – scrive l’Oms – molti pazienti post Covid non sono in grado di tornare completamente alle loro attività quotidiane. Lavoro, istruzione, responsabilità di cura, hobby, per un significativo periodo. Questo può avere un grave impatto sulla vita e sui mezzi di sussistenza. La condizione post Covid può influenzare la salute mentale, incidendo sul benessere psicologico».

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