Percezione dello stato di salute: positiva tra gli italiani, soprattutto se giovani e uomini

Lo studio Le interviste dell’Istituto superiore di Sanità: dal 2008 sono aumentate le persone che stanno bene e si dichiarano soddisfatte delle proprie condizioni

La maggior parte degli italiani dichiara di aver un buono stato di salute. È quanto emerge dal sistema “Passi” dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). I più soddisfatti sono i giovani e gli uomini, meno del 3% della popolazione intervistata, invece, riferisce di stare male.

I dati

La percezione del proprio stato di salute è una dimensione importante della qualità della vita, come spiegano gli esperti dell’Iss le ultime indagini sul tema dicono che la situazione è migliorata rispetto al 2008.

Dai dati del biennio 2020-2021 risulta, infatti, che la gran parte della popolazione adulta italiana (76 persone su 100) lo giudica positivo dichiarando di sentirsi bene o molto bene. Una piccola percentuale (meno de 3%) riferisce di sentirsi male o molto male, mentre la restante parte degli intervistati dichiara di sentirsi “discretamente”.

Ma chi sono i più soddisfatti della propria salute? I giovani. Il 91% dei 18-34enni riferisce di star bene, mentre questa quota scende a 63% fra i 50-69enni.

Gli uomini si sentono meglio delle donne (79% contro 73% nella popolazione femminile), così come le persone con un livello socio-economico più elevato, per istruzione o condizioni economiche, i cittadini stranieri rispetto agli italiani e chi è libero da condizioni patologiche croniche fra quelle indagate da PASSI (82% vs 48% fra chi ha una diagnosi di patologia cronica).

Il gradiente geografico è poco ampio e non significativo, ma al Nord le province autonome di Trento e Bolzano si distinguono per la più alta prevalenza di persone soddisfatte del proprio stato di salute e nel meridione si distingue la Puglia con la più alta prevalenza di persone che si dichiara soddisfatta della propria salute.

Dal 2008 è aumentata in modo statisticamente significativo la quota di persone che si dichiarano in buona salute, in tutto il Paese, con un aumento pari a quasi cinque punti percentuali nel biennio 2020-2021 rispetto al precedente 2019.

Il numero medio di giorni vissuti in cattiva salute, sia fisica che psicologica, definiti comunemente unhealthy days può considerarsi un indicatore “quantitativo” che dà conto della gravità dei problemi di salute, nella sua accezione più ampia, e dunque della qualità di vita dell’intervistato.

Nel biennio 2020-2021 ogni intervistato dichiara di aver vissuto in media poco più di quattro giorni in cattiva salute (unhealthy days) nel mese precedente l’intervista, due giorni in cattive condizioni di salute fisica per malattie e/o incidenti e 2,6 giorni vissuti in cattive condizioni di salute psicologica per problemi emotivi, ansia, depressione o stress. Poco più di un giorno al mese è stato vissuto con reali limitazioni nel normale svolgimento delle proprie attività, per motivi fisici o psicologici.

Il profilo

Il profilo socio-demografico per questo aspetto della salute riflette ed è coerente con quanto emerge dai dati sulla salute percepita: dichiarano meno giorni vissuti in cattiva salute i più giovani (3 giorni fra i 18-34enni rispetto ai 5 fra i 50-69enni), gli uomini (3 rispetto a 5 fra le donne), le persone socio-economicamente più abbienti, per risorse economiche o istruzione e le persone libere da cronicità (3,4 contro 7,2) e mediamente i residenti nel Meridione (3 contro 5 fra i residenti del Nord).

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