Quel dolore alla schiena non è solo... colpo della strega

LombalgieIl 90% delle persone ne hanno sofferto almeno una volta: «Nei casi meno gravi per guarire basta modificare le abitudini lavorative»

Il mal di schiena è una problematica molto diffusa nella popolazione. Le cause di questo dolore possono essere diverse e non sempre sono note. Le forme muscoloscheletriche solitamente hanno un andamento benigno e migliorano a pochi giorni dall’inizio della terapia medica.

«La lombalgia è un sintomo molto comune - spiega Silvio Bellocchi, direttore dell’unità operativa complessa di Neurochirurgia di Asst Lariana - è la seconda causa che spinge il paziente a consultare il medico di famiglia ed è frequente causa di disabilità e perdite di giornate lavorative». Questa problematica colpisce più spesso persone fra i 35 e i 55 anni. Nel corso della vita circa il 90% della popolazione accusa un episodio di lombalgia, con una frequenza annua del 5%. Solo l’1% dei pazienti ha un interessamento radicolare, cioè presenta disturbi agli arti inferiori e circa 1-3% presenta un’ernia discale.

“Semafori rossi”

In circa l’85% de casi non è individuata una causa specifica. Si parla di forme meccaniche o muscoloscheletriche e compaiono spesso dopo uno sforzo della muscolatura paraspinale come, ad esempio, sollevando un peso: il cosiddetto “colpo della strega”. Possono essere anche legate a rotazioni ripetute del tronco, ma un altro elemento che aumenta l’incidenza di lombalgia è l’invecchiamento. «Se escludiamo le cause gravi di lombalgia – prosegue il primario - i cosiddetti “semafori rossi”, sostenuti da tumori, traumi, infezioni e patologie compressive sulle radici nervose, come la sindrome della cauda equina, che necessitano di trattamenti urgenti, la diagnostica radiologica negli altri casi non è di particolare utilità nelle prime quattro settimane dalla comparsa dei sintomi». È così importante in queste ultime situazioni, come sottolinea lo specialista, un’attenta raccolta anamnestica ed una visita da parte del medico.

«Gli elementi che, in particolare, fanno sospettare problematiche gravi – precisa Bellocchi - sono la perdita di peso inspiegata, febbre o recenti infezioni, una storia di patologia tumorale, traumi alla colonna anche di lieve entità, soprattutto nelle persone anziane, così come disturbi sfinterici urinari quali ritenzione o incontinenza associata a deficit agli arti inferiori, cioè dolore o riduzione della forza, assunzione in modo cronico di terapia steroidea e dolore presente anche a letto».

Per quanto riguarda la prognosi le forme più comuni, quelle muscoloscheletriche, hanno un andamento benigno ed il miglioramento avviene con alcuni giorni di terapia medica o spontaneamente. Nel 90% dei casi, infatti, il paziente migliora nell’arco di un mese anche senza trattamento.

I trattamenti

Ma come curare il mal di schiena in fase acuta? «Nelle forme muscoloscheletriche – prosegue lo specialista - il trattamento è conservativo. È necessario modificare alcune abitudini lavorative o attività come, ad esempio, evitare di sollevare pesi o eseguire movimenti ripetitivi, ma anche evitare la guida di autoveicoli o macchine industriali che provocano vibrazioni del corpo, così come posture asimmetriche o prolungate come stare seduti per lungo tempo».

L’educazione, come evidenza il primario, deve essere parte di un programma riabilitativo. «Sarà importante – aggiunge - spiegare in termini comprensivi e rassicuranti che la situazione è destinata a risolversi spontaneamente nella maggioranza dei casi. Il riposo a letto è consigliato, se necessario, non oltre i due- tre giorni, successivamente si invita il paziente ad una progressiva ripresa delle normali attività».

Il trattamento medico prevede terapie a base di paracetamolo o farmaci antiinfiammatori non steroidei (Fans). In alcuni casi vengono utilizzati dei farmaci miorilassanti in associazione ai Fans e se la sintomatologia dolorosa persiste il passo successivo sono gli oppioidi o gli steroidi.

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