Si è ridotto il rischio di effetti avversi della radioterapia

Come funziona Tra le opportunità a disposizione c’è anche la radioterapia stereotassica. Lo specialista: «Si concentra un’alta dose di radiazione in un piccolo volume in poche sedute»

Se, come detto, il trattamento radioterapico oggi è sempre più personalizzato, è utile sottolineare che il percorso terapeutico si basa comunque su protocolli validati. L’evoluzione della radioterapia nel corso del tempo ha permesso, inoltre, di ridurre in modo importante gli effetti avversi legati al trattamento.

«La radioterapia – prosegue Fabio Busato, responsabile della Radioterapia del Policlinico di Abano Terme - è una disciplina medica scientifica e in quanto tale utilizza protocolli oncologici validati da studi internazionali, possibilmente di fase III, che poi vengono adattati e personalizzati al singolo paziente, in relazione all’età, comorbidità e condizioni cliniche».

Tra le opportunità terapeutiche a disposizione degli specialisti per il trattamento dei tumori anche la radioterapia stereotassica. «Questa terapia consiste nel concentrare un’alta dose di radiazione in un piccolo volume in poche sedute (1-8 sedute). Ciò permette di dare, appunto, una dose alta al tumore, definita ablativa, poiché in grado di eliminare del tutto le cellule tumorali e al tempo stesso risparmiando i tessuti sani vicini». La radioterapia stereotassica è oggi impiegata, per esempio, nel caso di metastasi cerebrali. «Se in passato in presenza di metastasi cerebrali era necessario irradiare tutta la testa con dosi palliative e molteplici effetti avversi – sottolinea Busato - oggi fortunatamente possiamo offrire ai nostri pazienti trattamenti stereotassici di 1-5 frazioni, nella maggior parte dei casi risolutivi dove eseguiti, e associati a rari effetti avversi. La forza di questi trattamenti è nella loro efficacia oncologica ma anche nel garantire al contempo al paziente un’ottima qualità di vita».

L’evoluzione di questa forma di terapia ha consentito anche di ridurre il rischio di effetti avversi. Questi, quando si manifestano, possono essere acuti (insorgono in corso di Rt e nelle settimane dal termine della Rt) e cronici (insorgono dopo mesi dal termine della Rt o dopo anni). «Per fare qualche esempio – precisa lo specialista - nell’acuto la radioterapia su mammella può causare dermite, cioè infiammazione della cute, che richiede terapia topica (creme) e si risolve nelle prime settimane post-radioterapia. Nel cronico, la stessa irradiazione, può rendere più duro il tessuto irradiato poiché più fibrotico». All’ultima seduta di radioterapia il paziente esegue la visita di fine cure nella quale si definisce il follow up. Nel caso di un tumore cerebrale, ad esempio, si richiede una Rm dell’encefalo con mezzo di contrasto dopo un mese. Le immagini di quest’ultima vengono discusse in sede multidisciplinare per impostare l’iter successivo. L’unità di Radioterapia di Abano è all’avanguardia per la radiochirurgia e la radioterapia stereotassica grazie a tecnologie di ultima generazione, con particolare riguardo alla preservazione delle funzioni neurocognitive. Il percorso oncologico del paziente viene discusso in ambito multidisciplinare all’interno della struttura e all’esterno tramite la rete oncologica veneta. L’équipe altamente specializzata di medici, fisici, tecnici e infermieri si impegna in progetti di ricerca internazionale e punta ad accompagnare il paziente, con empatia, nel percorso di cure.

Proprio la ricerca ha permesso e permetterà passi avanti importanti per la diagnosi precoce e il trattamento dei tumori. «L’ambito oncologico – conclude Busato - è tra i più attivi in termini di ricerca e sviluppo. Le terapie sono sempre più precise e associate a pochi effetti avversi (terapie target, immunoterapia, radioterapia stereotassica). La biologia ci guiderà sempre più nelle scelte terapeutiche e nel personalizzare i percorsi di cura».

© RIPRODUZIONE RISERVATA