Como, tendopoli per i profughi
Lucini: «Solo l’extrema ratio»

Il tema è stato affrontato ieri sera anche in consiglio comunale. Diego Peverelli (Lega Nord) ha riferito di un sopralluogo nell’area del Bassone

La Caritas, tramite il suo direttore Roberto Bernasconi, lo afferma da giorni: la situazione profughi è al collasso. E per questo è necessario trovare una soluzione. Che, tradotto, significa reperire nuovi spazi dove dare accoglienza ai migranti.

Ieri il prefetto Bruno Corda, sull’argomento, ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazioni, lasciando comunque detto che la situazione è difficile e delicata, e che la Prefettura sta lavorando per trovare delle soluzioni.

Per il momento, comunque, bisogna affidarsi solo alle ipotesi. E nei giorni scorsi è spuntata quella della tendopoli, che sarebbe comunque una soluzione provvisoria solo per cercare di far fronte all’ondata di arrivi a Como e in provincia. Ma dove? Sembra che sia la possibilità di realizzare la tendopoli in un’area demaniale e in tal caso pare che possa essere individuata, come idonea, l’area vicino al Bassone. Se ne è parlato ieri sera anche in consiglio comunale. Il leghista Diego Peverelli ha riferito in aula di avere visto con i propri occhi un sopralluogo nella zona di fronte all’aula bunker. «La Prefettura sta valutando varie strutture demaniali - ha replicato il sindaco Mario Lucini - la situazione è molto problematica ma quella dell’accoglienza in uno spazio aperto resta l’extrema ratio». Il tema, inutile specificarlo, sta incendiando lo scontro politico e giusto due giorni fa il segretario della Lega Matteo Salvini ha minacciato ogni sorta di opposizione alla tendopoli comasca.

Per quanto riguarda il resto della provincia, il direttore della Caritas è stato abbastanza critico, nei giorni scorsi, affermando come se Como aveva risposto all’emergenza trovando spazi adeguati per i profughi, non altrettanta disponibilità è stata data da alcuni Comuni della provincia.

Il dato, d’altronde, parla chiaro: Como ospita 300 migranti suddivisi in 15 strutture diverse su tutto il territorio cittadino, mentre per il resto della provincia ce ne sono altri 400. Un rapporto che, anche secondo la Caritas, non pare esattamente proporzionato.

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