I simboli dei partiti che vogliono finire sulla scheda elettorale: 101 i candidati, ma non ce la faranno tutti

Maratona contrassegni Devono passare diversi controlli e selezioni prima di arrivare alle schede elettorali e diventare a tutti gli effetti eleggibili, ma proprio in queste ore di limbo ci si concentra sui più curiosi

Il 14 di agosto, per molti italiani una domenica di ferie proprio alle spalle di ferragosto, è stata una data in realtà molto significativa per questa prima, calda e irrequieta campagna elettorale estiva nella storia della politica italiana. È scaduto domenica infatti il termine per presentare i simboli dei partiti che i cittadini si troveranno il 25 settembre sulla propria scheda elettorale. Quest’anno sono stati in tutto 101 i simboli depositati da parte di 98 movimenti politici entro la data del 14 agosto, nel 2018 erano stati invece 103 anche se quelli approvati solo 75.

La selezione dei simboli: criteri e passaggi

Qual è però esattamente il procedimento per l’approvazione di un simbolo di partito? La fila di funzionari ed esponenti di partito davanti al Viminale negli scorsi giorni è stata aperta dal Partito liberale italiano, seguito dal Maie (Movimento associativo italiani all’estero) e dal Sacro Romano Impero cattolico. Nomi non usuali e sicuramente non noti: non tutti questi infatti finiranno sulle schede elettorali dei cittadini.

Una volta depositati i contrassegni elettorali sarà infatti compito del ministero dell’interno approvarli per verificare che vengano rispettate le condizioni a cui possono essere approvati per poter poi finire sulle schede elettorali. Tra queste vige ad esempio il divieto che siano presenti richiami religiosi, doppioni di altri partiti o elementi poco appropriati. Si avrà tempo fino al 20 agosto per stabilire quali di questi saranno esclusi dalle schede elettorali del 25 settembre. I partiti che passeranno la selezione - prima del Viminale, poi della Cassazione, del Ministero dell’Interno e delle Corti d’Appello - potranno presentare il 21 e 22 agosto la lista dei candidati nei tribunali e nelle Corti d’appello dei capoluoghi.

Naturalmente molti dei bizzarri partiti e simboli di cui si sente parlare in questi giorni di campagna elettorale non figureranno, come anticipato, tra quelli su cui i cittadini saranno chiamati a esprimere le proprie preferenze. La presenza sulla scheda è infatti riservata a quei partiti che hanno un gruppo autonomo al Parlamento e hanno ottenuto almeno l’1% o un seggio alle ultime elezioni nazionali. In caso contrario, la legge impone una raccolta di 56mila firme in tutta Italia.

Maratona Viminale

Nei giorni scorsi si è assistito a una vera e propria “Maratona Viminale” insomma e non manca anche chi l’ha seguita passo a passo, con tanto di fotografie dei simboli mano a mano esposti nella bacheca destinata in Viminale ai “contrassegni depositati”. Si tratta di un blog “I simboli della discordia” che racconta questo aspetto curioso e non sempre conosciuto della campagna elettorale. Curiosando sul blog è possibile leggere la descrizione di partiti molto bizzarri, di cui difficilmente si sentirà parlare dopo la selezione dei contrassegni elettorali. Un esempio? “Italiani con Draghi - Rinascimento”, una lista che cita Mario Draghi sebbene quest’ultimo sia rimasto del tutto all’oscuro del fatto fino al deposito del simbolo avvenuto negli scorsi giorni.

Nel 2018, sulle schede elettorali per le elezioni politiche al Senato figuravano 15 simboli.

Per la Camera i simboli presenti erano invece 20.

Rispetto ai simboli presenti sulle schede elettorali dei comaschi nel 2018 sono poche le modifiche apportate dai partiti al momento del deposito:

- il Movimento 5 Stelle ha aggiunto al di sotto del proprio logo l’anno 2050, che indica la data entro cui l’UE progetta di azzerare le emissioni nette inquinanti;

- il PD ha sostanzialmente conservato il simbolo del 2018 fatta salva l’aggiunta dello slogan “Italia Democratica e Progressista” su sfondo rosso nella parte bassa (la modifica è stata fatta per includere nel simbolo anche Articolo 1- Movimento Democratico e Progressista che nel 2018 si era presentato alle elezioni separatamente dal PD);

- +Europa ha semplicemente cambiato la sfumatura di giallo al di sotto del nome di Emma Bonino;

-inalterati invece i simboli di Lega e Fratelli d’Italia.

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