Frontalieri in Ticino ancora in aumento. Mozione dell’Udc: «Stop alla libera circolazione»

L’Udc torna a chiedere di limitare i permessi di lavoro. Il consigliere nazionale Piero Marchesi: «La crescita nel terziario non è giustificata»

Pur non avendo raggiunto, seppur d’un incollatura, quota 78 mila, il nuovo aumento del numero di frontalieri occupati (nel quarto quadrimestre 2022) in Canton Ticino ha portato in dote una reazione piuttosto forte - a poco più di un mese dalle elezioni cantonali (in Ticino si vota il 2 aprile) - da parte dell’Udc e della Lega dei Ticinesi. Detto che i permessi “G” attivi al 31 dicembre erano 77.739 - ovvero 3.300 (+4,4%) in più rispetto ai dodici mesi precedenti - in una nota il consigliere nazionale dell’Udc Piero Marchesi ha chiesto la sospensione della libera circolazione. «Ormai siamo a 80 mila unità. Un’esagerazione - l’affermazione perentoria di Piero Marchesi - il Ticino ha bisogno dei frontalieri, ma solo nei settori dove mancano i ticinesi, come ad esempio nel settore primario, nell’edilizia e nell’industria. Nel settore terziario (uffici, banche, assicurazioni), cioè dove sono aumentati di circa 40 mila unità in 20 anni, non servono. In questi settori bisogna applicare l’iniziativa “Prima i nostri”». Da qui l’affondo. «Nella sessione delle Camere che inizia lunedì 27 febbraio, verrà trattata la mozione in cui chiedo la sospensione della libera circolazione in via provvisoria. Si tratta di una formulazione più morbida per cercare consensi anche negli altri partiti».

Dunque la parola passa ora a Berna, che con il voto del Consiglio nazionale (sentito il parere del Governo) dovrà chiarire in via definitiva se la libera circolazione è ancora (o meno) alla base dei rapporti con l’Unione Europea, ricordando però da un lato che le imminenti elezioni cantonali e federali potrebbero far cambiare idea a più di un deputato in cerca dei consensi lasciati sul campo in questi anni e dall’altro che la Svizzera più volte ha chiesto di abbassare i toni in attesa dell’ultimo via libera da parte del nostro Parlamento al nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri. Difficilmente la mozione targata Piero Marchesi verrà accolta, ma è chiaro che il segnale dato dal Ticino è forte, con lo stesso Marchesi candidato ad un posto in Consiglio di Stato, vale a dire il Governo cantonale da cui dipendono le sorti dei ristorni ai nostri Comuni di confine, che il nuovo accordo fiscale ha blindato sino al 2033. Molte dunque le variabili in gioco.

Anche il sito del “Mattino della Domenica”, che fa capo alla Lega dei Ticinesi, non ha mancato di rimarcare «i tremila frontalieri in più attivi in Ticino» in un anno con il consigliere nazionale e direttore del “Mattino della Domenica”, Lorenzo Quadri che si è scagliato contro “la partitocrazia alla guida del Governo di Berna, che ha rottamato la preferenza indigena votata dal popolo». «Le altre misure che avrebbero dovuto portare all’assunzione di ticinesi (preferenza indigena light, salario minimo) si sono rivelate un flop. Se non addirittura un regalo ai frontalieri - la chiosa finale di Lorenzo Quadri -. E adesso si vorrebbe pure agevolare ulteriormente il frontalierato consentendo e rendendo più attrattivo il telelavoro, che ovviamente è possibile solo per chi lavora in ufficio, non certo per operai e infermieri».

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