L’ultima provocazione anti frontalieri
Una tassa dell’1% sullo stipendio

La proposta lanciata dalla Lega dei Ticinesi alla vigilia delle elezioni cantonali «Vogliamo tutelare l’occupazione locale». I sindacati avvertono: «Iniziativa anticostituzionale»

C’era da aspettarselo. A venti giorni dalle elezioni cantonali, la Lega dei Ticinesi gioca il tutto per tutto, lanciando un’iniziativa parlamentare che sa più di provocazione che di reale iniziativa a tutela della manodopera locale. In buona sostanza, il partito di via Monte Boglia - che punta deciso a riconfermare a Palazzo delle Orsoline (sede del governo di Bellinzona) i due ministri uscenti, Claudio Zali e Norman Gobbi - chiede di attingere dallo stipendio dei frontalieri, prelevando l’1% sul salario lordo.

L’iniziativa è rivolta a tutti i lavoratori con permesso G (ovvero chi lavora in Svizzera senza aver trasferito oltreconfine la residenza). L’obiettivo è creare un fondo perequativo, le cui quote dovrebbero poi essere destinate «a programmi di inserimento lavorativo per giovani residenti e reinserimento professionale dei disoccupati over 50».

Il che significa un’applicazione indiretta del concetto espresso dalla consultazione “Prima i nostri!”, votata sul fil di lana dagli elettori ticinesi il 25 settembre 2016, ma congelata senza troppi giri di parole dal governo centrale di Berna. È stato Boris Bignasca, esponente di punta della Lega dei Ticinesi, a dare notizia con grande enfasi dell’iniziativa parlamentare, definendola in maniera diretta (soprattutto a favore del proprio elettorato) una tassa sui frontalieri. «Il concetto: prelevare l’1% dal salario per finanziare un fondo per l’occupazione dei ticinesi», scrive Bignasca sui social network. La notizia è subito rimbalzata al di qua del confine. Il primo a bollare (non poteva essere altrimenti) la proposta è Roberto Cattaneo, segretario della Uil Frontalieri di Como. «È un effetto della medesima filosofia che al di qua del confine ispira la Lega di Matteo Salvini: “Prima i nostri” - afferma Cattaneo - Il 7 aprile in Canton Ticino si vota e la Lega dei Ticinesi, come già accaduto in passato, non esita a strumentalizzare la questione dei frontalieri per guadagnare qualche voto in più. Lo fa con una proposta palesemente incostituzionale. E questo gli esponenti della Lega dei Ticinesi lo sanno perfettamente. Il che significa che questa proposta non diventerà mai legge e cadrà nel dimenticatoio il giorno dopo le elezioni cantonali. La definirei: uno spot elettorale neppure troppo ben congeniato, considerato che l’iniziativa parlamentare è palesemente incostituzionale».

Di sicuro, la strada scelta dalla Lega dei Ticinesi è ancora quella di parlare alla “pancia” degli elettori. Tanti i commenti ai post pubblicati dagli esponenti del partito. «Sono ticinese, parlo quattro lingue e nessuno mi assume. I posti vanno ai frontalieri», si legge in uno di questi commenti. E ancora: «Bisogna dare un segnale. Così non si può andare avanti». Ma c’è anche chi getta, da subito, acqua sul fuoco. «Berna non permetterà mai l’applicazione di una simile proposta di legge. In questo campo, il Governo federale comanda. Meglio pensare ad altre iniziative, come trattenere una parte delle imposte che mandiamo a Berna», recita un altro commento. E c’è anche chi afferma, in maniera decisa: «Basta astio tra Svizzera e Italia».

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