Più lavoro in Ticino. È frontaliere un addetto su tre

Confine C’è una forte incertezza sui prossimi sei mesi, ma per ora continua a salire il livello di occupazione. Nell’arco dell’ultimo anno tremila posti di lavoro in più

Da inizio 2021 in poi i frontalieri occupati in Ticino hanno registrato una crescita tra le 400 e le mille unità su base trimestrale, raggiungendo quota 78.320 al 31 marzo. Ciò significa che l’effetto “calamita” del Cantone di confine nei confronti delle nostre province continua senza sosta e i numeri diranno se questo trend è proseguito anche nel secondo trimestre dell’anno (il dato sui frontalieri occupati in Ticino al 30 giugno sarà comunicato ai primi di agosto).

Il trend

Il dato di rilievo, diffuso dentro un corposo report pubblicato dall’Ufficio di Statistica cantonale (sulla base anche di dati federali), è che «in Svizzera l’incremento medio degli impieghi si è confermato vicino alle 30 mila unità su base trimestrale», in leggero calo rispetto al rapporto tra 2021 e 2022 - quando il segno “più” era stato pari a 35 mila unità -, ma comunque in netto aumento se rapportato ai 15 mila posti di lavoro in più del 2021, anno in cui la vicina Confederazione ha dovuto fare i conti con la seconda violenta ondata di contagi.

Tornando alla realtà ticinese, fortemente condizionata dalla presenza dei nostri lavoratori frontalieri, «nel primo trimestre dell’anno i posti di lavoro erano 241.200, vale a dire 3 mila in più su base annua e ben 13 mila in più rispetto al primo trimestre 2021». Ciò significa che un lavoratore su tre ormai fa capo ad un permesso “G”.

Nonostante questi numeri, improntati all’ottimismo, l’Ufficio di Statistica cantonale ha rimarcato come «il termine di paragone è quello di una crescita volatile. Questo perché ai più 4 mila impieghi tra il quarto trimestre 2021 e l’analogo periodo del 2022 è corrisposto un segno “meno”, pari a mille impieghi, tra il quarto trimestre 2022 e il primo trimestre dell’anno in corso». «Un anno fa si era raggiunta una crescita media di 2.400 impieghi a trimestre», la chiosa dell’Ufficio di Statistica cantonale.

Ora lo sguardo è proiettato al secondo semestre dell’anno, quando la vicina Confederazione dovrà fare i conti con l’aumento dell’inflazione (un allarme circostanziato, di cui abbiamo dato conto in questi giorni) e così con il rischio concreto di un’impennata dei costi energetici, dopo che le preoccupazioni di un caro bollette per lo scorso inverno si sono rivelate in parte infondate.

Gli occupati

«In termini di persone occupate a livello federale, la situazione è al momento stabile sopra quota 5,2 milioni - si legge nel report cantonale - la crescita media è di 25 mila unità a trimestre». E anche su base federale, la prima sottolineatura è da ricondurre «all’aumento della manodopera frontaliera, il cui numero da inizio 2022 cresce in Svizzera con una media di oltre 5 mila unità a trimestre, contro numeri “abituali” che si attestavano attorno alle 2 mila unità”. Da segnalare infine che «l’aumento delle persone occupate non ha trovato una corrispondenza nel tasso di posti liberi, considerato che la percentuale del 2,3% di posti ancora vacanti è rimasta stabile». Percentuale che in Ticino, in base all’ultima rilevazione, si attestata attorno all’1%. Numeri tutto sommato che in Ticino non destano al momento preoccupazione.

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