A Como serve
il turismo fai da te

Turismo fai da te? Ahi, ahi ahi! E invece no. Como forse dovrebbe imparare di più a far da sé per questo comparto che, grazie agli stranieri, sembra remare controcorrente rispetto alla crisi. Sì perché, perfino i commercianti, tradizionalmente portati a vedere solo la metà inferiore del bicchiere, sorridono di fronte alle tante lingua sentite nei loro negozi mentre tintillano i registratori di cassa.

I turisti ci sono. E tanti. Basta farsi una vasca in Città murata e confrontarla con il deserto di pochi lustri fa. Una ressa e una babele di lingue. Se chiudi gli occhi non pare neppure Como ma addirittura Venezia o Firenze. Il problema però che questo è un turismo di passaggio. Lo segnalano gli operatori. Si tratta di visitatori indirizzati nella nostra città per la gitarella di un giorno, per lo shopping (da qui gli occhi brillanti dei negozianti) e poi chi si è visto si è visto.

Pensare invece che di cosa da vedere ce ne sarebbero, oltre al lago che è tornato a farsi rivedere. Due giorni fa si poteva notare una coppia incantata davanti alla facciata del Broletto. Parlavano un idioma di difficile comprensione ma la loro espressione diceva tutto. Abbiamo mai pensato noi comaschi che quel palazzotto di cui siamo soliti raccontare i vizi: quelli che stanno sotto, potesse attirare attenzioni?

E ci sono tanti altri siti ricchi di arte e di storia nella nostra città che sono ignorati e tagliati fuori dai percorsi turistici. Ecco perché Como dovrebbe imparare di più a far da sé. In attesa che sulla crisi calino finalmente i titoli di coda (ci vorrà ancora tempo), il turismo è l’unica strada per fare un po’ di Pil locale. E allora questa vena aurifera Como deve imparare a sfruttarla fino in fondo. Bisogna invertire la tendenza.

Siamo pieni di bellezze palesi e nascosta. Vanno valorizzate. La strada della città patrimonio dell’Unesco è un’occasione da non lasciare all’effimero dibattito della politica d’agosto. Ma tante altre possono essere le iniziative da intraprendere per far sì che i turisti non vedano in Como solo una sorta di centro commerciale in cui fare shopping. Che va benissimo, per carità. Ma è come utilizzare una Ferrari per andare dal tabaccaio sotto casa. Alla lunga il motore a furia di girare a bassi regimi si imballa. Il motore del turismo Como invece deve riuscire a farlo andare a pieno regime. È indispensabile mettere in campo iniziative che convincano i visitatori a fare di Como non una tappa di passaggio ma una meta in cui soggiornare. Per più di una giornata.

È un’altra sfida, come quella che forse si sta per vincere del lungolago, che va affrontata con un gioco di squadra: il Comune, la Regione, i privati, le categorie e le associazioni devono darci dentro. Del resto il risultato è nell’interesse di tutti. Di tempo, inoltre, non ce n’è molto. Tra un anno e mezzo ci sarà Expo. Quale miglior occasione per gettare le basi anche per il turismo del futuro con una promozione adeguata? Non devono però essere più solo gli altri a mandare i visitatori a Como, approfittando della luce riflessa dalla nostra città. Dobbiamo riuscire a splendere di luce propria.

Anche invertendo la tendenza. Venite a Como città d’arte e poi fatevi una bella gita sul lago. Del resto la concorrenza serve a stimolare il mercato. E la torta del turismo internazionale è tanto grande che può bastare per saziare tutti gli appetiti.

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