Berlusconi e Renzi
Una gara di velocità

Emanuele Macaluso, un ragazzo rosso di 90 anni, ha detto, non senza rammaricarsi, che la politica oggi è soprattutto comunicazione. E la comunicazione non è qualcosa di statico, ma un continuo rinnovarsi nei modi e soprattutto nei tempi.

Gli esempi plastici (sia detto senza ironia nei confronti dell’ex Cavaliere) di questo modello riportato alla politica sono Renzi e Berlusconi. Il primo ha aggiornato e soprattutto velocizzato la novità che il secondo portò vent’anni fa con la famosa videocassetta con la calza di seta sull’obiettivo della telecamera e la

libreria dietro le spalle in cui annunciò la sua discesa nel campo della politica. L’Italia, abituata alle litanie e al linguaggio dei vecchi esponenti di partito, rimase a bocca aperta. Il problema, e lo si è visto anche l’altra sera quando Silvio è ricomparso nell’accogliente salotto di Bruno Vespa, è che l’ex premier è rimasto alla videocassetta, mentre Renzi è già oltre il Dvd. Un altro passo quello del presidente del Consiglio. Molti accostano i due personaggi come se l’uno fosse l’erede politico dell’altro. Ma in verità tutto ciò che li accomuna è solo l’indispensabile (oggi) capacità di comunicare e far penetrare il messaggio politico, tale da trascolorare, tanto per fare due esempi a caso, leader sbocciati nella Seconda Repubblica come Casini e D’Alema in sonnolenti e opachi Rumor e Pecchioli. Il terzo contendente, in questa gara nelle comunicazione, è ovviamente Grillo che però ha mutuato lo stile al di sopra delle righe che già utilizzava e utilizza negli spettacoli comici. Altra cosa la saga di Silvio e Matteo, passati dal patto del Nazzareno sulle riforme alla rottura annunciata da Berlusconi l’altra sera, salvo poi ripensarci un po’ su, forse dopo aver visto che l’effetto che fa non è quello sperato. Resta da capire se la svolta del leader di una Forza Italia sempre più ammaccata e disorientata (non che il Pd stia meglio al netto di Renzi che, è innegabile, lo sta trainando nei sondaggi) sia solo funzionale alle elezioni europee del prossimo mese o se si tratti dell’ennesimo tavolo rovesciato dopo la mano tesa. Uno sport in cui Berlusconi è campione olimpico: per informazioni citofonare Massimo (D’Alema). Il rischio è che la busta con la risposta giusta sia la numero due potrebbe essere determinato proprio da questo gap tra i due sulla comunicazione tale da spiazzare anche Silvio. In questo caso si rischierebbe di scivolare su una china spalancata sul baratro. Perché le riforme dell’Italia, da quella elettorale alla fine del bicameralismo perfetto, a quel jobs act che arranca nella palude del Parlamento, sono già state metabolizzate dall’Europa e dai mercati finanziari. Lo spread non si muove mai per caso. E un’altra turbolenza politica non farebbe altro che riportare in su la lancetta del famigerato indice.

Vedremo dopo il 25 maggio qual è la linea del Piave (che cominciò a mormorare il 24) di Silvio Berlusconi. Se continuerà a comportarsi come lo scorpione appollaiato sulla schiena della rana, o se vorrà fare un investimento i cui benefici andrebbero all’intero Paese. Potrebbe anche essere l’occasione per farsi ricordare come uno statista o non come un evasore fiscale condannato ai servizi sociali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA