Chiarezza sui premi
pagati dai comaschi

La Procura mette sotto la lente d’ingrandimento l’operato di un dirigente comunale che si era auto-assegnato un premio in denaro salvo poi fare retromarcia. Ma a noi, più che la lente, servirebbe il genio della lampada. Forse lui saprebbe spiegarci il meccanismo che porta ogni anno i dirigenti delle amministrazioni pubbliche ad incassare sostanziosi bonus, cifre che si aggiungono a stipendi già “pesanti”. Sì, perché il caso di Pierantonio Lorini (che ci auguriamo possa dimostrare la correttezza del proprio operato) porta di nuovo alla ribalta un tema che suscita sempre grande interesse in città. Quando la notizia dei premi, con tutti i dettagli, finisce sul giornale, dai comaschi arrivano puntualmente commenti che oscillano tra lo stupore e l’indignazione.

Reazioni che i manager di Palazzo Cernezzi farebbero bene a non archiviare con fastidio o alzando le spalle, visto che i cittadini sono i loro datori di lavoro. Quelli che, attraverso le tasse, pagano le loro sostanziose indennità, bonus compresi.

Qui non è in discussione, sia chiaro, la legittimità della retribuzione aggiuntiva, quanto la scarsa trasparenza delle procedure. I comaschi hanno tutto il diritto di capire perché si arriva a certe cifre e su quali basi il dirigente “x” riceve più del collega “y”. Ne hanno diritto a maggior ragione in un periodo di crisi economica, in cui le famiglie faticano ad arrivare a fine mese (non è un modo di dire) e stipendi da oltre 100mila euro l’anno balzano all’occhio ancor di più. Allora facciamo un appello all’assessore che si occupa di questi temi (Savina Marelli) e al nuovo segretario generale Tommaso Stufano (anche la sua categoria non se la passa affatto male), quest’ultimo tra l’altro membro del Nucleo che ha valutato i dirigenti di Palazzo Cernezzi: per favore, fate chiarezza una volta per tutte.

La giunta, su proposta della stessa Marelli, ha approvato di recente una serie di modifiche alle regole per la valutazione dei dipendenti comunali. Bene, ora li spieghi pubblicamente e in modo comprensibile a tutti. Chi e come stabilisce gli obiettivi da raggiungere? Chi e come decide se sono stati centrati o meno? Chi e come valuta l’entità del premio da assegnare? Giusta l’idea, contenuta nelle nuove linee guida dell’amministrazione, di pagelle meno livellate (è bene che ci sia una differenza sostanziosa tra promossi e bocciati, anche per dare il giusto risalto a chi lavora bene), ma come si traduce in numeri questo principio?

Sarebbe un errore stupido fare di tutta l’erba un fascio e sparare sui dirigenti in quanto tali. Ci sono fior di professionisti che si fanno letteralmente “il mazzo” per il bene della città. Dall’altro lato però non possiamo metterci il paraocchi e non accorgerci che sono dei privilegiati (leggi posto fisso e portafoglio ricco) non solo rispetto ai normali lavoratori ma anche rispetto a un sindaco o un assessore. Gli amministratori sono quelli che “ci mettono la faccia”, possono essere mandati a casa - giustamente - da un momento all’altro e incassano cifre modeste.

A costo di essere impopolari, forse dobbiamo chiederci se è giusto che il sindaco di un capoluogo di provincia - a fronte delle enormi responsabilità, dello stress e di una vita professionale di fatto azzerata - guadagni poco più di 2.500 euro al mese. E un assessore circa 1.600 euro.

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