Como: la tassa
sui soliti noti

Le prime parole di Papa Giovanni Paolo II quando arrivò in visita a Como in elicottero, furono: «Siete ricchi». Oggi se volgesse lo sguardo in basso verso la città, San Giovanni Paolo II forse non le ripeterebbe di fronte ai dati sul reddito dei comaschi forniti a corredo della stangata che si sta abbattendo sui cittadini con l’aumento dell’Irpef comunale. Esentati dall’imposta sono 12.754 contribuenti con un reddito annuo lordo inferiore ai 15mila euro. Coloro che pagheranno, con incrementi del balzello che arrivano al 345% sono così suddivisi: 21.200 con un reddito da 15mila a 28mila euro (al netto appena al di sopra della sopravvivenza), 10.237 agiati con reddito da 28mila a 55mila euro. Poi ci sono i “ricchi”, categoria in cui rientra anche l’estensore di questo articolo: 1.689 con redditi da 55mila a 75mila euro e 2.203 con redditi superiori ai 75mila euro. Chi sta bene, insomma, rappresenta meno del 5% della popolazione. Un dato che, con ogni evidenza non rappresenta la realtà del territorio. Però è su questo che il Comune deve basarsi per applicare un aumento che costerà ai comaschi, il conto lo ha fatto il solerte consigliere comunale di opposizione Mario Molteni, ben 6 milioni di euro. Che forse non basteranno neppure poiché nella bozza di bilancio di palazzo Cernezzi sono previste entrate non ancora certe.

Dice: non è colpa del Comune se dilaga l’evasione fiscale, problema endemico che non riguarda certo solo Como (anzi, altrove le statistiche segnalano situazioni molto peggiori) e che è anche favorita da una legislazione più volte riformata dalla politica solo per continuare a essere inefficace. Certo, palazzo Cernezzi e il sindaco Lucini, nella sua veste di assessore alle Finanze non sono responsabili. Ma non possono neppure ignorare che così a pagare sono sempre i soliti noti che non vogliono o non possono evadere. Gli stessi che tra poco saranno di nuovo contattati dall’amministrazione comunale per versare la Tasi che sarà più cara dell’Imu e la Tari che, denuncia la consigliera di opposizione Laura Bordoli, potrebbe aumentare rispetto alla tassa sui rifiuti.

L’ideale, insomma, per quel rilancio dei consumi considerato fondamentale per la crescita dell’economia anche nel nostro territorio. Purtroppo la politica dell’amministrazione Lucini si sta rivelando non dissimile a quella della sinistra dei manifesti con lo yacht e lo slogan «anche i ricchi paghino». Peccato che i veri ricchi non pagheranno mai o pagheranno poco (i redditi alti sono i meno penalizzati dall’aumento dell’Irpef) e l’onere ricadrà perlopiù su quel ceto medio che anche dopo il tramonto delle ideologie è rimasto un vaso di coccio nella scala sociale. La colpa è anche di Roma che pretende da Como sette milioni come fondo di solidarietà. Ma se lo Stato non è solidale con il Comune, quest’ultimo dovrebbe esserlo di più con i suoi cittadini. Il refrain, inascoltato, è sempre lo stesso: prima si tagliano gli sprechi e poi caso mai si mette mano alla leva fiscale. Ma come estrema ratio. E alla voce sprechi o peggio si può anche inserire il compenso, pur non eclatante, percepito dal condannato ex assessore Paolo Gatto per sedere del Consiglio di amministrazione della Spt , società partecipata anche dal Comune di Como.

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