Como non deve
uscire dal campus

Ma siamo proprio sicuri che Como debba uscire dal Campus a capo chino? Davvero i 5 milioni che la Fondazione Cariplo ha scelto di destinare al recupero di Villa Olmo (che non è solo il restauro di un edificio ma una prospettiva centrale nello sviluppo dell’industria turistica del territorio) e non alla crescita dell’università sono una ragione sufficiente per gettare la spugna?

Perché delle due l’una. O il Campus non è così fondamentale per Como e allora la Fondazione ha fatto bene due volte a negare il

contributo. Oppure questa decisione non può segnare il triplice fischio di una partita che peraltro la città sta giocando da molti anni.

Facciamo finta che quello arrivato da Milano sia stato solo il fischio dei primi 45 minuti. Certo siamo in svantaggio e rimontare non sarà facile. Ci vogliono risorse economiche che di questi tempi rappresentano un avversario arcigno come Vierchowod o Gentile dei tempi d’oro (tento per restare dalle nostre parti). E allora ci vogliono centrocampisti e attaccanti in grado di superare questi ostacoli in apparenza insormontabili. Per uscire dal campo di calcio e rientrare nel Campus universitario, deve rimettersi in moto la classe dirigente comasca. Cioè bisogna dimostrare che non esiste un problema di leadership e qualità anche al di fuori della politica. Che pure ha da giocare la sua parte, fosse anche solo quella di far legna a centrocampo. Gli imprenditori, i sindacati e i rappresentanti delle categorie economiche si sono molto lamentati per il verdetto della Fondazione.

Ma stracciarsi le viste no basta per convivere in modo tranquillo con la propria coscienza? Siamo davvero certi che tutto il possibile sia stato fatto e nel modo migliore per puntare a un risultato positivo. Domande da porre nell’intervallo della partita tra il primo e il secondo tempo, quando ogni squadra in svantaggio analizza l’andamento del gioco, magari i giocatori litigano (come sta succedendo a Como) ma poi ritornano in campo determinati a cerca la rimonta.

A Como ci sono dei precedenti che vale la pena ricordare. Più o meno quarant’anni fa imprenditori e politici, grazie all’impulso dell’Unione Industriali, fecero gioco di squadra per realizzare ComoDepur e Acquedotto Industriale. Lo stesso accadde più tardi per il centro espositivo di Villa Erba. Tre opere tuttora fondamentali per il territorio, in cui la classe dirigente credette e che portò a casa con determinazione, competenza e inventiva superando gli ostacoli che non furono pochi. Di queste realizzazioni, i cittadini e le imprese si sono giovate e si giovano ancora.

Dice: allora era facile. C’erano i quattrini. Vero. Ma bisognava comunque portarli a casa. Oggi è più difficile ma magari cercando un po’ qualcosa si riesce a trovare e mettere assieme. Serve il progetto giusto e la voglia di stupire.

E su questa base Como può rimettersi a giocare il secondo tempo di una partita sul Campus che non è detto sia davvero perduta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA