Como non è solo
Ticosa e paratie

Como non è solo Ticosa e paratie. Un’affermazione ovvia? Non proprio, se è vero che il dibattito degli ultimi mesi si è soffermato quasi esclusivamente - per certi versi era inevitabile - sul destino dell’ex tintostamperia e sul cantiere fantasma del lungolago.

Un intervento dell’architetto Giorgio Costanzo, impegnato nell’associazione Iubilantes, ha avuto il merito di spostare l’attenzione sulla collina del San Martino, area finita nel dimenticatoio dopo le polemiche seguite alla bocciatura del “progetto campus” da parte di Fondazione Cariplo.

L’assessore Lorenzo Spallino ha invece acceso i riflettori sull’ex scalo merci, ridotto a una discarica con baracche improvvisate. Per l’area in tangenziale, così come per quella dell’ex ospedale psichiatrico, è difficile ipotizzare una svolta in tempi rapidi, anche perché i terreni sono di proprietà privata (il San Martino per di più diviso tra Asl e Sant’Anna, realtà che non sempre viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda). Eppure sarebbe il caso di affrontare subito con serietà entrambe le questioni, metterle a tema per poter programmare in modo serio e condiviso i passi da compiere. Lo stesso Spallino ha ricordato su queste pagine che il piano regolatore (Pgt) del Comune prevede ancora lo spostamento dell’impianto di Comodepur. Se l’idea del trasloco è stata messa da parte - questa la sua riflessione - lo si dica chiaramente, l’amministrazione sta aggiornando proprio in queste settimane il documento urbanistico più importante per la città.

È il momento delle scelte, insomma. Bisogna saper ragionare con una prospettiva di lungo respiro e iniziare a costruire le basi per la Como che verrà. Seguendo contestualmente - qui viene il difficile - operazioni che sono in fase più avanzata o stanno più in alto nell’elenco delle priorità.

L’enorme area verde del San Martino, d’altra parte, rappresenta una di quelle opportunità che dovrebbe far brillare gli occhi a qualsiasi amministratore. L’ipotesi della cittadella universitaria sembra congelata (forse per sempre, a giudicare dallo scarso entusiasmo dei due atenei) ma la città potrebbe disporre di uno splendido parco a poca distanza dal centro. Un’area perfetta per le famiglie, gli anziani, gli appassionati di jogging che non ne possono più di allenarsi sul marciapiede di via Per Cernobbio in mezzo ai gas di scarico. C’è già Villa Olmo, obietta qualcuno. Vero, ma quel parco ospiterà un orto botanico e un centro di documentazione su ville e giardini del nostro lago, sta per rinascere quindi con una filosofia e obiettivi molto diversi, anche in virtù della sua fantastica collocazione.

E sempre in tema di aree “dimenticate”: possibile che non si riesca a sbloccare la situazione dell’ex Sant’Anna? In Regione non sembrano particolarmente interessati al destino di questa enorme “fetta” di città e i comaschi - ormai è sotto gli occhi di tutti - non stanno esattamente battendo i pugni sul tavolo per chiedere una svolta. È nato un comitato che sta facendo un lavoro meritorio, ma non può bastare. Non pervenuti i parlamentari del territorio (dal Pd alla Lega), solo qualche dichiarazione alla stampa dai consiglieri regionali.

Così il futuro dei 100mila metri quadrati di Camerlata resta un punto interrogativo. Stessa sorte tocca al San Martino, un comparto tre volte più grande.

Il tempo corre veloce, in agenda non possono esserci solo Ticosa e paratie.

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