Como punta al bello
ma cade sulle aiuole

Parliamoci chiaro, i comaschi negli ultimi anni sono diventati più esigenti. Con se stessi ma anche con chi è chiamato a governare la città. La manutenzione del verde è carente? Scatta la protesta. L’asfalto è dissestato? Parte la raccolta di firme. Qualche incivile si ostina ad abbandonare i sacchi dei rifiuti? Volano gli insulti su Facebook. Nella società del web le cose vanno così ma, nel caso nostro, forse c’è di mezzo anche una diffusa e condivisa consapevolezza che una città del turismo e dell’accoglienza, quale Como ha l’ambizione di diventare sempre di più, non può non avere un occhio di particolare riguardo per il verde pubblico e per le aiuole del centro in particolare. I paragoni con altre realtà a noi vicine sono oggettivamente impietosi. Lasciamo stare la Svizzera dove la disparità di budget esclude a priori ogni sorta di competizione, basta però dare un’occhiata a Menaggio e Cernobbio e poi tirare le proprie conclusioni. Sì, certo, paragonare il capoluogo alle cittadine lariane può essere una forzatura ma da Como qualcosa in più è lecito aspettarselo. Con l’attuale amministrazione – la circostanza è nota – è stato scelto di organizzare la gestione del verde diversamente dal passato. Cambiare ha consentito di risparmiare non poco ma, vale la pena riconoscerlo con franchezza, la differenza si vede e i nostri archivi fotografici sono lì a documentarlo. Passi l’anno scorso se le aiuole sono seccate dopo tre mesi senza pioggia, ma la situazione attuale ha poche giustificazioni. Com’è possibile che in piena stagione turistica la passeggiata e i giardini non abbiano una sola aiuola fiorita? È la società appaltatrice che non sta tenendo fede al contratto oppure le condizioni dettate dal Comune sono tali che non è legittimo pretendere di più? Bisognerebbe fare chiarezza e pure alla svelta perché non sfugge la palese contraddizione tra la scelta di puntare su un parco di eccellenza per riqualificare Villa Olmo e lo stato pietoso del verde urbano e non nella remota periferia (con tutto il rispetto per quest’ultima) ma nel cuore della città. Quale credibilità si può avere a parlare di orto botanico quando non siamo in grado di tenere in condizioni decenti la passeggiata?

Se si punta sulla bellezza sistemando le piazze del centro, non si può cadere sui vasi senza fiori o sulle erbacce alte mezzo metro sul lungolago. Sono dettagli, chiaro, ma l’occhio di chi passa cade proprio lì e il giudizio finale, nonostante tutto il resto, non potrà non esserne condizionato.

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