I bambini di Aleppo
e la nostra coscienza

I bambini di Aleppo non sorridono più. I bambini di Aleppo muoiono sotto le bombe. Li tirano fuori dalle macerie con il volto trasfigurato dal terrore. Quelli che sopravvivono li vedi abbracciati nelle strade; piccoli uomini e piccole donne con la sguardo che si perde nel nulla. Intrappolati in un incubo si abbracciano per farsi coraggio, per non sentirsi soli. Altri bambini li vedi sdraiati nei corridoi degli ospedali, con i corpi martoriati, il rosso del sangue che sporca i loro vestiti, la paura e il dolore dipinti negli occhi. Molti di loro sono morti o moriranno nei prossimi giorni, perché non ci sono più medicinali per curarli. Non ci sono anestetici, antibiotici, respiratori. I casi più gravi andrebbero trasportati fuori dalla zona orientale di Aleppo. Ma questo non è possibile perché tutte le strade sono bloccate. E allora i bambini stanno lì distesi sui pavimenti con i medici impotenti; alcuni di loro raccontano che spesso sono costretti a togliere il respiratore da uno nel tentativo disperato di salvarne un altro. E molti piccoli con scarse possibilità di sopravvivenza sono spesso lasciati morire perché non c’è nessuna possibilità di curarli

I bambini di Aleppo non sorridono più. Solo nell’ultima settimana ne sono morti 100 e altri 200 versano in condizioni gravissime. Queste piccole e innocenti vittime sono diventati l’ìcona di una guerra odiosa e insensata. Vittime inconsapevoli di un disprezzo della vita umana che ha pochi precedenti nella storia recente.

Mentre la prospettiva di una nuova tregua e l’avvio di una parvenza di negoziati si allontanano, Russia e America continuano a scambiarsi accuse reciproche. E niente sembra poter fermare questa mattanza. Nulla può giustificare una tale violenza sui bambini e una tale non curanza del valore della vita umana e a nulla servirebbe sapere con certezza da che parte arrivano le bombe. «Questi sono giorni agghiaccianti, tra i peggiori da quando è iniziato il conflitto in Siria. Il deterioramento della situazione ad Aleppo- ha detto Staffan De Mistura, inviato speciale dell’Onu- sta raggiungendo nuove vette di orrore». Parole forti ma che assomigliano molto ad una dichiarazione di impotenza. Ad Aleppo restano a vagare tra le macerie, senza nessuna possibilità di fuggire, 270mila persone. Sono sotto assedio da oltre venti giorni. Si calcola che almeno 100mila siano bambini o adolescenti. Non c’è più nulla da mangiare e sono costretti a bere acqua contaminata a causa dei danni alle condotte idriche, causati dai raid aerei. Le bombe non hanno risparmiato nulla e nessuno; sono stati presi di mira anche ospedali e ambulatori. Nelle ultime 48 ore è diventato impossibile per i soccorritori, portare in salvo i feriti, che muoiono tra le macerie.

E così Aleppo, diventata suo malgrado il simbolo del conflitto siriano; l’ultima grande città contesa tra governo e opposizione, muore giorno dopo giorno. Muore Aleppo e muoiono i suoi bambini. Con loro muore anche la pietà, muore la coscienza di questo Occidente inerme e vile. L’unica cosa sicura in queste ore drammatiche sono le parole di papa Francesco: «I responsabili dei bombardamenti dovranno rendere conto davanti a Dio».

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