Il motto del sindaco
per la Como immobile

Chi si ricorda la canzone di Stefano Rosso, meteora degli anni ’80 che diceva “Allora senti cosa fò, soddisfazioni non ti do…” e a ogni verso cambiava riferimento politico? Ecco, Mario Landriscina, sindaco pro tempore della città di Como non ha cambiato partito, ammesso che ne abbia uno. e sarebbe stato comunque un “muoversi”, non sia mai… Ma sembra adoperarsi in tutti i modi per dare meno soddisfazioni possibili alla sua città che non siano quelle emanate dal suo ridotto gozzaniano tutto centrino all’uncinetto, controbuffet, asfalti al rosolio e cura annunciata del decoro cittadino.

Il medico del 118 prestato alla politica, forse più che un prestito è una cambiale che i comaschi hanno scelto di pagare con il loro voto, è riuscito persino a fare uno sgarbo a Sgarbi. Dopo aver contattato il grande critico d’arte per una mostra da allestire in città, ha pensato bene, a detta dello stesso Vittorio beffardo più che furioso, di non farsi più vivo. Così la rassegna già in viaggio verso Villa Olmo è stata dirottata in Trentino, nella Val di Sole a beneficio dei villeggianti di quella zona e a scorno dei tanti turisti che arrivano da noi. Un peccato, anche perché di Sgarbi si può dire di tutto ma sulla competenza artistica va lasciato fare. E forse, per la prima volta, la nostra città avrebbe potuto offrire una proposta artistica calibrata nei termini qualitativi e divulgativi. E invece no, perché? Ah saperlo. Sarebbe stata una scossetta nell’immobilismo di questa giunta il cui motto sembra essere quello dell’orribile direttore didattico ben caratterizzato tanto nel libro quanto nel film “Il maestro di Vigevano” opera di Lucio Mastronardi portata sul grande schermo da Elio Petri con uno strepitoso Alberto Sordi: “Cheta non movere et mota quietare”. Insomma buona notte Como e sogni d’oro, anche quelli di una Ticosa che trovi finalmente un destino diverso dall’abbandono.

Se siete anche patiti di Agatha Christie e volte un altro indizio di questo andazzo ripensate al Giro d’Italia e alle parole al curaro centellinate da Simona Rossotti, fu assessora alla Cultura che aveva questo viziaccio di non stare mai ferma. Cos’ha detto l’attuale sindaca di Perlo , Comune in provincia di Cuneo? Che Landriscina di fronte all’idea dell’onda rosa che si abbatteva sulla “sua” tranquilla e paciosa Como, si sarebbe impaurito al punto da tentare di deviare altrove la carovana. Salvo poi abbozzare, di fronte all’incredibile successo dell’evento, scevro perfino, e ciò è davvero incredibile, di quei brontolii lariani che accompagnano in sottofondo ogni qualsivoglia iniziativa che esca da canoni, appunto gozzaniani che sono, o meglio erano, un tratto caratteristico della nostra autoctona personalità. Perché forse proprio dalla domenica rosa è arrivato il primo segnale in controtendenza. Fusse che fusse che Como e i comaschi si sono abituati all’idea che conciliare vitalità turistica e torpore tranquillo è provincialista è impossibile? Chissà. Allora però, parlano i fatti, l’unico cittadino a non aver capito che l’aria sta cambiando è proprio il primo. Per carità vedere gente (che arriva) e fare cose (o provarci) con un municipio a brandelli in quanto a qualità e coesione politica è tutt’altro che facile. Ma dovrebbe proprio lui, il capo, a tirare il gruppo o comunque a spronare i gregari, tanto per restare nella metafora ciclistica.

Non vi basta? Volete un altro indizio? Servito: gli eventi estivi che, con la bella stagione tutto d’un tratto esplosa, sono in ritardo. Finisce che tocca riesumare i “Righiera” e invitarli quando i primi temporali annunceranno l’autunno (almeno era così quando c’erano ancora le mezze stagioni) a cantare una loro hit “L’estate sta finendo”. Che bel concerto con questi ultimi e lo Stefano Rosso che ha aperto questa tiritera. A questo punto, per far contenti i cittadini, il sindaco potrebbe pure pensare di farsi da parte. Ma la canzone non mente: “soddisfazioni non vi do”. E non le darà.

@angelini_f

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