Lo sciopero cabaret
non risolve i problemi

Quando il referente Cobas per la Lombardia – fresco reduce dal quarto giro di bianchi sporchi all’osteria del Gambero Rosso - ha annunciato alla nazione che bloccare i trasporti “è il modo più performante per provocare reazioni nel paese”, abbiamo tutti capito che per questa repubblica delle banane non c’è davvero più niente da fare.

Performante. Avete letto bene? Performante. Un signor nessuno tutto stropicciato e scamiciato - come da divisa d’ordinanza obbligatoria del perfetto sindacalista movimentista che la sa lunga su come vanno le cose e sui loschi raggiri dei padroni dalle belle braghe bianche - salta su la mattina e dice al nostro giornale che lo sciopero è performante e che anche le corse garantite dei treni pendolari andrebbero eliminate perché prevaricano il sacro diritto di scioperare, tanto è vero che nemmeno Pinochet – tra una simpatica fucilazione alla schiena e una gioiosa retata di oppositori allo stadio, ndr - aveva osato tanto. Senza dimenticare un altro cervellone della difesa dei diritti dei lavoratori dell’universo mondo, un dirigente dei Cub Lombardia, secondo il quale quelli che inveiscono contro il blocco dei trasporti sono dei “sottoculturati” perché ormai si è persa la passione della ribellione e della protesta e quindi qui, caro lei, “serve subito una rivoluzione”. Performante. Pinochet. Rivoluzione. Tutto vero. E poi dicono che uno si butta a destra…

Ora, un poverocristo con un minimo di sale in zucca penserà che non è che la difesa dei lavoratori italiani sia affidata in toto a due statisti del livello dei Salvatore Brucia (Cobas) o Walter Gelli (Cub) di cui sopra e che quindi, nonostante in questi anni ne abbiano combinate più di Bertoldo, figurati se i sindacati storici, forgiati da lustri di lotte eroiche attraverso le quali si è formata l’Italia moderna, si faranno trascinare in un avvitamento demagogico e straccionesco di questo tipo. E infatti, la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, a precisa domanda di Maurizio Belpietro su quale sia il senso del blocco di un’autostrada italiana per protestare contro una proprietà tedesca, ha risposto che “è servito per attirare l’attenzione”. Cioè, i disperati operai dell’Acciaieria di Terni per contestare i tagli previsti dalla Thyssen hanno interrotto la strada a Orte. Geniale. Oltre che illegale. Danno apportato alla Thyssen? Zero. Vantaggi per gli operai di Terni? Zero. Risposte positive dal poliedrico governo Renzi? Zero. Vessazioni ad automobilisti, autotrasportatori e pendolari, del tutto ignari e innocenti e intrappolati per ore nelle loro vetture? Incalcolabili. Quote di contagiosa simpatia popolare conquistate a favore della vertenza degli addetti? Fate un po’ voi. Questa è l’ “attenzione” attirata dagli strateghi della Cgil…

Quando un sindacato, nel pieno di un’emergenza disastrosa per il maltempo e di una crisi sociale ed economica senza precedenti continua a immolarsi nella più inutile e risibile e velleitaria e, a tratti, patetica forma di contestazione qual è ormai da tempo lo sciopero, vuol dire che è veramente arrivato alla canna del gas. Non c’è da offendersi, solo da prendere atto della realtà. Ma insomma, c’è veramente qualcuno che crede che in questo modo si possano risolvere i problemi, che davvero le sfide di un mondo folle che sta andando a tremila all’ora fuori dal nostro controllo si possano gestire a favore delle fasce deboli sempre più deboli con la muffosa adunata romana sbandierante minacce e luoghi comuni? C’è qualcuno che ritiene che un piacione furbastro e cattivissimo come Renzi possa essere fermato sventolando quattro stracci rossi o straparlando tutti spettinati da qualche palco in piazza? Nessuno. La Camusso, che è tutto fuorché stupida, per prima.

E allora è solo cabaret, pantomima, spettacolo a mera finalità politica. E vai con i pullman e le oceaniche adunate e i tamburi e i megafoni e gli slogan dadaisti e i servizi d’ordine e gli eskimi e i maglionazzi sformati e gli scarponi equosolidali e i cantanti no global e gli studenti che basta con l’attacco alla scuola pubblica e i trotzkisti forforosi del catasto di Donnafugata in armi perché la gente è stufa e non ne può più e tutto il resto di quella manfrina dal sapore così agrodolce come una madeleine di Proust. Perché passano gli anni, cambiano i pupazzi, ma è sempre la solita sbobba che ha accompagnato i tuoi anni giovanili prima e la tua maturità ora, con la costante di quelli che allora dettavano l’agenda di Lotta Continua e che adesso sono tutti ben imburrati dentro le guaine del potere e dei ragazzotti brufolosi di oggi che puoi dir giuro se fra vent’anni non saranno lì a dare la linea nella stanza dei bottoni. I liderini fanno carriera, il parco buoi va al mattatoio. Chissà perché finisce sempre così…

Dai, diciamoci la verità. EÈ l’eterno canovaccio grazie al quale – sulla pelle di chi non ha più il posto di lavoro, rischia di perderlo o non nutre neppure più la speranza di conquistarlo – si entra con il proprio pedone nella scacchiera del potere e si scalcia e si sbraita e ci si arrocca non per sciogliere i nodi della postmodernità, ma per ottenere un piccolo dividendo nella commedia umana della politichetta italiana. Landini – curioso personaggio che senza la tivù e le mille comparsate al giorno in qualsiasi talk show del mattino, del pomeriggio e della sera non esisterebbe nemmeno sulla faccia della terra, altro che lavoratore della malta – ha assunto la dimensione di protagonista della politica nostrana? Sì. E questo anche grazie a scioperi e compagnia e quindi, per lui così come qualche tempo fa per la Polverini, obiettivo raggiunto. La Camusso è la vera capofila “armata” dell’area bersanian-dalemiana recalcitrante di fronte al ciclone paludoso renziano? Sì, senza dubbio. E quindi bilancio positivo anche per lei, incamminata verso le magnifiche sorti e progressive del sindacalismo italiano. Almeno fino a quando si accorgerà che dietro di lei non è rimasto più nessuno.

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@DiegoMinonzio

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